Era il 1998, avevo 18 anni e il mio primo, regolare, lavoro: contratto, busta paga, stipendio. Facevo il lavapiatti nella cucina di un villaggio vacanze capace di ospitare, a pieno regime, oltre 1000 persone. Non avevo di che lamentarmi. Era il 1998, lavoravo come addetto alla preparazione di frutta e insalata nel ristorante di un campeggio. Si lavorava 15 ore al giorno ma ne pagavano 6. L’alloggio del personale era composto da delle roulotte dismesse. Dall’esterno aveva l’aria di un accampamento rom abusivo. Erano i sobborghi del campeggio, le banlieue, un luogo che i turisti si guardavano bene dall’avvicinare, scansandolo come una cacca di cane sul marciapiede.
Il giorno sbagliato | Non ti odiano. Ti ignorano
Se questa mattina avete imboccato Viale della Santa Pazienza, vi sarete chiesti come un’auto sia riuscita a infilarsi nella vetrina del barettino all’angolo, lasciando dietro sé detriti e panico. È una giusta domanda. Tanto per iniziare, la macchina è mia ma no, non ero né sbronzo né distratto. Ho sfondato di proposito il locale. Ero entrato lì con gentilezza, e una richiesta semplice. Ma andiamo per ordine.
Grand Cinéma Colonna
Scritto da F.F. Vorrei che un giorno a Firenze Sud si potesse leggere una targa tipo: “Qui visse F.F. genio del cinema internazionale e noto personaggio di cinemini, sempre fedele alle sue origini: nata, vissuta e morta alla Colonna”
Malcolm and Marie | Appunti per litigi sinceri
Di Stefano Ficagna Non siamo belli quando litighiamo. Tu finisci sempre per piangere, ti cola il mascara che metti per far risaltare gli occhi da cerbiatta, e ti ritrovi con due pozze nere sopra il naso; io divento tutto rosso in faccia, come se stessi soffocando e mi gratto il cranio cercando di infilare le mani nei capelli che non ho. L’unica nostra finestra si affaccia sul palazzo di fronte, non abbiamo neanche la visuale di un po’ di verde a suggerirci la calma. I vicini cercano di guardare altrove quando ci scanniamo, ma la tentazione di spiare è troppo forte: a volte ci cadiamo anche noi, quando sono gli altri a comportarsi come nei nostri momenti peggiori.
Manhunt: Unabomber | Manifesto
Guardo la serie Netflix su Unabomber che parla di come siamo diventati ingranaggi passivi del sistema e della tecnologia e penso.
Pretend it’s a city | Tiscali
Seduta in uno di quei bar vecchio stile che esistono solo nei film di Scorsese, una tizia dall’acconciatura trapezoidale sposta il discorso su come, nel momento in cui lasci New York o decidi di passare un po’ di tempo altrove, non riesci a capacitarti di quanto la vita sia più facile. “È una città così impossibile che quando mi chiedono perché ci abito non so rispondere. Quello che so è che disprezzo chi non ha il fegato di farlo”.
Un altro giro | Frammento 22
In Icaria, colà per la prima volta danzarono attorno a un capro. Eratostene, Erigone Erigone, che allevò il cane fin da cucciolo, si impiccò a un albero non appena il cane la portò dinnanzi al cadavere di suo padre Icario che quei grassi e scabrosi pastori dell’Attica avevano ucciso a bastonate. Si erano spaventati per l’ebbrezza che la bevanda di Icario gli aveva schiantato nelle chiorbe, tanto che nella notte si erano smarriti in un delirio di vino.
L’incredibile storia dell’Isola delle Rose | Riscatti e ricatti di Elio Germano
Sono circa ventiquattro anni che mio fratello mi parla dell’ingegner Delle Rose. Ho poi scoperto che in realtà si chiamerebbe ingegner Rosa, ma dopo una così lunga consuetudine non posso cambiargli il nome. Mio fratello è un tipo che con cadenza regolare ti propone di accaparrarsi un’isola privata e di farsi bombardare. Insomma, questo ingegner Delle Rose è una specie di idolo personale per lui, quindi nel momento in cui Netflix ha sganciato la bomba sono corsa a guardare L’incredibile storia dell’Isola delle Rose.