– Vi odio, vi odio entrambi! Le tirai uno schiaffo. – Non potevate morire come tutti?
The Hater | Quel che mi piace è bruciare le cose
Da un compito in classe con titolo: “Che cosa è davvero importante”, la professoressa si aspettava un duplice risultato: uno didattico, valutare le capacità di scrittura degli alunni; uno psicologico, comprendere meglio i suoi allievi. Capire cioè, sulla base di cosa per loro fosse davvero importante, l’ambiente familiare e culturale in cui crescevano, e la visione che avevano di quel mondo che, ai suoi occhi, appariva sempre più complesso e, a tratti, spaventoso.
Un altro giro | Frammento 22
In Icaria, colà per la prima volta danzarono attorno a un capro. Eratostene, Erigone Erigone, che allevò il cane fin da cucciolo, si impiccò a un albero non appena il cane la portò dinnanzi al cadavere di suo padre Icario che quei grassi e scabrosi pastori dell’Attica avevano ucciso a bastonate. Si erano spaventati per l’ebbrezza che la bevanda di Icario gli aveva schiantato nelle chiorbe, tanto che nella notte si erano smarriti in un delirio di vino.
Hollywood scandals | Sogni cannibali, sucker punch e gatti morti
Is nature a giant cat? If so, who strokes its back? Nikola Tesla
The Man in the High Castle | La questione del “Santo Natale” nella prospettiva del socialismo realista italico. Riflessioni e raccomandazioni proletarie del 75° comitato centrale della Repubblica Sovietica Italiana
– Cari compagni, care compagne! La Segreteria Centrale Unitaria del Partito Comunista Italiano era schierata in pompa magna e aveva inchiodato perfettamente quell’equilibrio importantissimo da trovare fra lusso, ostentazione, medaglie appuntate sul petto; e modestia, umiltà, proletarismo modaiolo. I membri dovevano trasmettere l’idea di essere gente comune che con impegno, dedizione, duro lavoro e sacrificio erano stati riconosciuti come i migliori rappresentanti della classe dei lavoratori. La giornalista di Moda Proletaria, una rivista molto seguita dalle masse, l’avrebbe definita “eleganza incosciente”.
Mank | Essere pagati per scrivere
In pratica questa casa editrice emergente molto cool mi ha messa sotto contratto. E potete fidarvi quando dico che mi danno, come si suol dire, una barca di soldi.
Aylesbury Estate | Gentrificazione per sempre
1860_Esterno giorno_ In una generica piazza italiana ottocentesca, ma potrebbe sembrare anche settecentesca o seicentesca: caotica, brulicante, anche le cose inanimate si direbbero avere vita propria, del fumo esce dal terreno come in un Averno o in una New York di fine millennio. Un messo regio con redingote, marsine lucide e calzari verde brillante annuncia per tutti e per nessuno, in piedi di fronte a una casa, lo sgombero imminente per far fronte alle esigenze di Firenze Capitale. Il mercato vecchio, con annesso ghetto ebraico, verrà di lì a poco brutalmente raso al suolo, per dare seguito alle deliranti idee di progresso di un certo Enrico Poggi. Da questa visione a volo di uccello ci abbassiamo fino a un gruppo di persone, si direbbe una famiglia, che cammina trascinandosi dietro un piccolo carro. Percorrono così via dei Fossi, scendendo in direzione del fiume, pronti a raggiungere l’Oltrarno, dove una qualche casa di parenti l’attende, con il lenzuolo d’ordinanza a dividere e duplicare lo spazio. Un uomo rosso e greve, apparentemente il padre di famiglia, stringe i denti e bestemmia verso il cielo in modo pittoresco, una lunga litania di ingiurie rivolte verso il Creatore che intrecciano, unendosi l’una con l’altra, una specie di ghirlanda. La moglie sorride stolidamente, guarda i nonni e i figli issati sul carretto ricolmo di robaccia e sussurra a mezza voce quanto detesta i traslochi.
I miei vicini Yamada | I giapponesi non ridono mai
– Mai, neanche quando sono a casa? – Mai, ti dico, non ridono mai.
Paprika – Sognando un sogno | Lucido
È difficile trattenere la memoria onirica, bisogna afferrarla in quel breve istante che precede la veglia, quando il ricordo sfugge da ogni poro, lasciando un generalizzato formicolio sottocutaneo e un fotogramma da cui ripartire. Il mio è un braccio metallico, e tanto basta per seguire a ritroso, come sotto ipnosi o interrogatorio, ogni movimento del sogno, per provare a prenderne possesso prima che sfumi in una inquietudine che via via si dirada come nebbia col giorno che avanza.
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