• Chi siamo
  • Contattaci

In fuga dalla bocciofila

  • Home
  • Categorie
    • Anatomia di un fotogramma
    • Cartoline dal foyer
    • La scena tagliata
    • La sindrome del personaggio secondario
    • Lo sfogone
    • Oceani di autoreferenzialità
    • Recensioni vere
    • La recensione di Ferruccio Morandini
    • La vertigine della lista
  • Festival
    • Festival dei Popoli
    • Festival di Cannes
    • L’arte dello Schermo
    • Lo Schermo dell’Arte
    • Torino Film Festival
  • Haiku
  • Archivio
    • Indice Alfabetico
    • Archivio per mesi
  • Cerca

Leon | Daddy’s girl

12 Maggio 2022 di Redazione

 

 

Di Silvia Fornaroli

Gli uccelli hanno sporcato di nuovo mio padre.

Avevo lasciato delle briciole per terra e le rondini devono averne approfittato per banchettare.

“Colpi d’arma da fuoco. Cac-calibro 9×21” direbbe lui, che non si sarebbe perso un’occasione come questa per fare ironia.

 

È stato mio padre a spiegarmi come si tiene una pistola. Mi ha insegnato che la presa deve essere ferma, ma non serrata; la mano morbida, ma salda. Da adolescente ho imparato che mettere l’eyeliner, in fondo, richiede una concentrazione simile a quella che serve per impugnare una Glock. In entrambi i casi, il trucco è immaginare di stringere il corpo di un pettirosso: non va soffocato, ma bisogna essere abbastanza decisi per non lasciarlo volare via.

 

Avvengono tante cose in una 9 mm tra lo sgancio del cane e l’uscita del proiettile dalla canna, ma la maggior parte della gente le ignora. È certo, però, che dopo un paio d’ore passate a colpire sagome di cartone, l’odore che si stampa addosso è inconfondibile. Di ritorno dal poligono, avrei potuto chiudere gli occhi e pedinare mio padre solo con il naso.

«Quello che si sentirebbe da un benzinaio, se un cliente masochista si accendesse una sigaretta un po’ troppo vicino alle pompe», scherzava lui annusandosi le maniche della felpa.

 

Senza più passare dalle narici, la polvere da sparo si è pian piano annidata nei circuiti del mio cervello, pronta a detonare ogni volta che mi trovo a un appuntamento con un uomo, quando sono così fortunata da entrarci in intimità. Incastrato tra i miei capelli, lui aspetta insieme a me che il malcapitato indossi un preservativo.

“Se fosse una Smith & Wesson, si starebbe sparando da solo”, l’ho sentito sussurrarmi il mese scorso, prima di cambiare idea e rivestirmi.

 

La sua presenza vaga in sottofondo anche adesso mentre, con un secchio d’acqua e uno straccio di fianco, mi inginocchio a pulire. Mio padre sta osservando la scena in giacca e cravatta, bloccato tra le sbarre di una cornice di metallo.

«Non ricordo che nessuno gliel’abbia mai scattata» avevo detto subito a mia madre vedendo per la prima volta quella fotografia.

«Ci hanno pensato loro, infatti» aveva risposto lei. Al mio sguardo confuso, aveva mosso le dita mimando un paio di forbici. Aveva poi continuato definendolo un “collage”.

Mi erano venute in mente quelle scimmie truccate, ingabbiate in abiti di paillettes e obbligate a fare cose tipo andare in bicicletta o saltare in un cerchio infuocato.

Mia madre aveva dovuto tirarmi uno schiaffo dei suoi per farmi smettere di ridere. Quando il dito tira il grilletto, il percussore colpisce l’innesco e dà il via alla prima esplosione di energia. Anche la mia guancia, schiacciata dal palmo della sua mano, si era incendiata ed era rimasta calda per tutta la giornata.

 

Scherzava spesso sulla morte, mio padre. Nelle sue fantasie, se la figurava come una donna bella e poco vestita, seduta ad aspettarlo in una stazione di servizio. Per accoglierla meglio, aveva tappezzato l’abitacolo del suo camion con immagini di pornostar famose negli anni Novanta.

Moana Pozzi avrebbe fatto un frontale con il suo stesso culo, circondato da Led colorati e appiccicato in punti strategici del tettuccio.

L’anno in cui ho avuto bisogno del primo reggiseno, però, la maestra scrisse una lettera a mia madre. Non stava bene, sosteneva, che una ragazzina venisse a scuola scendendo da un mezzo del genere.

«Sei il mio corto circuito» aveva detto mio padre il giorno in cui anche i Led avevano smesso di funzionare.

 

È stato nel pomeriggio di qualche mese più tardi che l’odore mi aveva aggredito più violento del solito. Mi liberavo in fretta dello zaino, e i miei neuroni cominciavano a ricostruire il percorso che doveva aver fatto. Come nelle fiabe, dove ci si affida ai sassolini per trovare la strada persa, io seguivo le tracce lasciate da quel misto di gasolio, ruggine e fumo.

Mentre strofino il marmo, adesso, ho capito che mio padre ha scelto il bagno perché le superfici lisce sono più facili da pulire.

 

Succedono tante cose nel tempo che passa tra l’abbattimento del cane e quel bang liberatorio, e non c’è tempo per scomporle tutte. L’ultima fase dello sparo, però, è sempre quella più emozionante.

Il proiettile, entrato nella canna, sta per spiccare il volo finale. I grani di polvere sono ormai quasi tutti bruciati e i gas sprigionati dalla combustione saturano l’aria come un fuoco d’artificio esploso su un piccolo terrazzo. A terra, rimane un bossolo sporco,; la pistola, invece, di solito non si allontana dal corpo.

Avrei voluto parlarle e riempirla di domande ma, lontana dalle mani di mio padre, sembrava solo un’altra orfana.

Condividi:

  • Facebook
  • LinkedIn
  • Twitter

Postato in: Lo sfogone, Oceani di autoreferenzialità Tag: Jean Reno, Leon, Natalia Portman, Silvia Fornaroli Fai un commento

Rispondi Annulla risposta

  • Chi siamo
  • Contattaci

© 2023 · In Fuga dalla Bocciofila · Website designed by Alessio Pangos · Privacy Policy"In fuga dalla bocciofila" cerca di fare molta attenzione a non pubblicare materiali che possano ledere in alcun modo il diritto d’autore. Tutti i media [immagini, video ed audio] sono pubblicati a bassa risoluzione, in pieno rispetto del comma 1 bis dell’articolo 70 della Legge sul Diritto d’Autore che consente “la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro”. Chiunque ritenga che sul sito siano presenti testi, immagini, audio e/o video non opp​o​rtunamente licenziati, contatti i soci per chiarimenti.

Questo sito utilizza cookie per le proprie funzionalità e per inviarti pubblicità e servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, o continuando con la navigazione acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui / CHIUDI
Privacy & Cookies Policy

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA