di Giorgia Papagno (essi vivono) Non sono sicura di sapere perché io sia andata a vedere Parthenope, forse perché non vedo Alberton da più di sei mesi – mi è mancato – e Alberton si dichiara grande fan di Sorrentino – io no – e so che l’unico modo per farlo schiodare dalla provincia della provincia e scendere in città in orario per un appuntamento è prenotare dei biglietti in una sala piccola; o forse perché all’orrore pomeridiano e luminoso della domenica di novembre è preferibile la noia pomeridiana in un posto più buio e caldo di casa mia, ma da quando è morto mio padre il cinema – come molti altri piaceri – è diventato un calvario di iperventilazione e vescica compressa, un esercizio di pazienza e distanziamento mentale che mi serve per convincermi che sì, so ancora respirare e no, non sono diventata incontinente a trentasette anni, che sono perfettamente in grado di silenziare la mia voce narrante e lasciare spazio ad altre storie, altre vite, ma la verità è che la mia voce narrante sta già anticipando e cucendo commenti standard, abbastanza generici da non farmi prendere posizione in merito a un film che – lo so già – non seguirò e abbastanza puntuali da non farmi sembrare ignorante (“ho bisogno di tempo per metabolizzarlo, non saprei ancora dire se mi è piaciuto o no ma di sicuro mi ha dato qualcosa, è una poetica che non mi appartiene ma che convince, intrinseca coerenza, pura estetica e la compagnia bella del Caulfield, voglio osare: nouvelle vague ma b a r o c c a”).
Vermiglio | L’Evàl
di Beatrice Tomasi
The bear (terza stagione) | Il sorriso dei sofficini
di Raffaele Calvanese (essi vivono)
The substance | Tempo libero
«Risponda sì se conferma di voler cambiare età.» «Sì.» «Risponda sì se acconsente al riciclo del suo vecchio corpo.» «Sì.» «Risponda sì per il ritiro gratuito della carcassa.» «Sì.»
Blink Twice | Dio serpente
Il giorno prendeva vita con una lentezza commovente. Lo faceva sulle chiome gialle dei tigli che le parevano stelle esplose dalle arterie nere che uniscono il cielo al sottosuolo.
Deadpool | C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzare
di Pietro Emiliani (essi vivono)
Megalopolis | Open space
Mariella ha sempre faticato a capire i cambiamenti epocali che hanno attraversato la sua vita: la rivoluzione sessuale, il sequestro Moro, il crollo del muro di Berlino, l’unione della cucina con il salotto. Osserva le mani di Filippo che si muovono nell’aria e indicano punti invisibili nella stanza vuota. Lì andrà l’isola, là il tavolo, giù in fondo il divano. Forse sarà a L, oppure a due posti e in quel caso bisognerà prendere anche una poltrona. Nella nicchia di cartongesso ci sarà il televisore e sopra i cataloghi delle mostre.
Parthenope | L’abbraccio
di Rebecca Moore Bene, l’ha lasciata. Allora lei stasera cosa fa? prende ed esce, e non vuole sentire ragioni.
The strangers | La vita dopo
di Stefano Ficagna (essi vivono)
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