di Arjuna Cecchetti (essi vivono) Il vagone di testa del treno delle sette era deserto, fatta eccezione per questa ragazza con i capelli nerissimi e il naso ebreo, anche se poi ho scoperto che lei non era ebrea e che “naso ebreo” non si può dire. Indossava l’uniforme scolastica con lo stemma rosso sul pullover blu e una giacca impermeabile del colore dello stemma. Our Lady, una scuola lontana dal nostro quartiere. Sotto il maglione aveva una seconda o forse era una prima. Ah, non portava le calze e teneva i calzettoni abbassati anche se eravamo in inverno. So tutte queste cose perché quando siamo scesi l’ho seguita fino al marciapiede del Trinity dove poi è sparita salendo sul tram. L’ho seguita quella mattina e quella dopo e quella dopo ancora. Poi, il venerdì, vedendomi entrare nel vagone, si è spostata per farmi posto e per poco non mi è venuto un infarto.
Per un pugno di dollari | Esperienze uniche da non perdere
La luce di maggio ha sciacquato via l’inverno dalle cabine; il mare è una tavola piatta. I gabbiani non abitano più la spiaggia, si alzano descrivendo semicerchi in volo con stridii aspri e prolungati. Il loro grido è una protesta contro i gruppi di baby dance, i pali alti del Publiphono che a intervalli regolari pubblicizza lungo tutta la spiaggia ristoranti, discoteche e altre esperienze uniche da non perdere.
La chimera | L’occhio orientale
Non parlammo per la maggior parte del viaggio. Mi sedeva di fronte e indossava un orologio con una sola lancetta. Pensai che non potesse essere quella dei secondi – i secondi si vedono scorrere mentre scorrono, pensai –, le ore, invece, non si vedono scorrere, ma nemmeno i minuti si vedono scorrere, pensai anche, così mi domandai chi avrebbe avuto voglia di scandire l’avvicendarsi delle proprie albe in millequattrocentoquaranta parti, e mi convinsi che la lancetta dovesse essere davvero quella delle ore.
Maria Antonietta | Dal collo in giù
di Herman Sapo Descontento (essi vivono)
Petite Maman | Educazione montessoriana
Niente dura in eterno. Niente, tranne la loquacità di un bambino di tre anni e mezzo a casa con la febbre. Pur potendo dormire, il bambino si sveglia alle sei (temperatura: 37,4) e inizia la giornata descrivendo minuziosamente alla madre ogni tessera del puzzle da 104 pezzi sul quale è impegnato, soffermandosi sui colori, la fattura e lo spessore di ciascuna. Una volta completato il puzzle, e dopo aver mostrato il risultato alla squadra dei Paw Patrol schierata sul tavolo di cucina, il bambino si avvia nella sua stanza e tira fuori tutti – ma proprio tutti – i libri presenti nella libreria montessoriana frontale, fabbricata in legno naturale e pitturata con vernice atossica certificata EN71. Il bambino prende in mano ogni singolo libro, alcuni risalenti all’epoca della lallazione, e chiede alla madre delucidazioni sulla loro provenienza (Me l’ha regalato il babbo? Me l’hai regalato tu? Me l’ha regalato la nonna? Quale nonna?).
Dune 2 | Imposizione volontaria di un indugio
Guardò le proprie mani insanguinate: alla fine di una lunghissima giornata era difficile dire se, risalendo nel tempo, lustri, decenni prima, fosse esistito un momento diverso, più sereno. Più – arrossì mentre lo pensava – felice.
Gli invisibili | Tutti i giorni a guardare i treni
di Mario Greco (essi vivono)
Past lives | Your business idea
di Rebecca Moore
Eternal Sunshine of the Spotless Mind | Risata antica
di Teo Meriggi (essi vivono)
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