Ieri sera ho rivisto L’odio dopo tantissimi anni. L’ho rivisto con mia moglie.
Pretend it’s a city | Tiscali
Seduta in uno di quei bar vecchio stile che esistono solo nei film di Scorsese, una tizia dall’acconciatura trapezoidale sposta il discorso su come, nel momento in cui lasci New York o decidi di passare un po’ di tempo altrove, non riesci a capacitarti di quanto la vita sia più facile. “È una città così impossibile che quando mi chiedono perché ci abito non so rispondere. Quello che so è che disprezzo chi non ha il fegato di farlo”.
L’incredibile storia dell’Isola delle Rose | Riscatti e ricatti di Elio Germano
Sono circa ventiquattro anni che mio fratello mi parla dell’ingegner Delle Rose. Ho poi scoperto che in realtà si chiamerebbe ingegner Rosa, ma dopo una così lunga consuetudine non posso cambiargli il nome. Mio fratello è un tipo che con cadenza regolare ti propone di accaparrarsi un’isola privata e di farsi bombardare. Insomma, questo ingegner Delle Rose è una specie di idolo personale per lui, quindi nel momento in cui Netflix ha sganciato la bomba sono corsa a guardare L’incredibile storia dell’Isola delle Rose.
Soul | Villa Giulia
Al termine di una riunione on-line del collettivo In fuga dalla Bocciofila, quando si era già alla fase dei saluti, Carlo ha detto, con una voce stranamente distratta, che voleva aggiungere un’altra cosa.
The Boys in the Band | Scatti di crescita
Di Giulia Sabella Non è vero che un figlio ti cambia la vita. È una leggenda metropolitana, una di quelle frasi che la gente ripete alzando il mento, con lo sguardo di chi la sa lunga. Questa regola varrà anche per qualcuno, ma sicuramente non per me. Quello che serve per portare avanti le più semplici attività quotidiane è un po’ di inventiva come, ad esempio, approfittare dei momenti di allattamento per guardarsi un film.
The Wife | Venezia pallida
di Rebecca Moore Lo volevo lasciare già da un po’, per via di quei suoi modi persecutori. Non credeva mai a niente di quello che gli dicevo, faceva il suo gioco. L’avevo incontrato in palestra, mi aveva offerto il suo aiuto, educato, piacente, premuroso. Nei lineamenti si intravedeva una strana durezza, che riconosco solo ora con la chiaroveggenza del domani. Era bello, “un principe azzurro” lo avrebbe definito mia madre, portava camicie bianche inamidate e stirate da lui.
Un volto, due destini – I Know This Much Is True | Elegia del figlio unico
Mi sono mangiato i miei fratelli quando ancora eravamo delle folate di vento e gareggiavamo sotto il ventre dei cavalli al galoppo, tra le rocce e sopra la risacca. Me li sono mangiati, e dalla pancia di mia madre sono nato soltanto io, con un taglio secco, in una schiuma di sangue e carne. Poi ho pianto, ma quello – chi più chi meno – lo fanno tutti.
Le streghe | Tiziano Ferro
Se mi chiedono cosa penso riguardo al nuovo adattamento dal romanzo di uno dei miei scrittori preferiti (precisazione: dal summenzionato autore sono stati tratti, nel tempo, diversi film quasi tutti brutti o bruttissimi, alcuni in categoria: inguardabili), rispondo che mi ha fatto pensare a Tiziano Ferro.
Nomad: In the Footsteps of Bruce Chatwin | Es mi tío
Sono un figlio di Apollo rapito da Dioniso, mezzo cavallo mezzo uomo, e ambisco a mettere ordine a un caos di cui mi sono invaghito, incapace di fuggirlo. Ma, ahimè, è triste la sorte di chi si innamora del proprio fallimento e ogni passo è buono per farmi tremare. «Vorrei nolle», mi dico, ma «e i check-point?».
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