Nell’armadio ho una scatola piena di cartoline. Nessun colore brillante, nessun dettaglio accattivante, nessuna etichetta che ne specifichi il contenuto. Sta stipata sotto cumuli di tute da ginnastica, contenitori vari, asciugamani per la spiaggia, cornici senza fotografie. La tiro fuori una o due volte l’anno, quando mi impongo un rigoroso cambio di stagione, operazione che non vede mai una fine perché una volta aperta la scatola l’autodisciplina si sgretola: i vestiti restano ammassati sulle sedie per settimane oppure lievitano sul pavimento mentre io, a gambe incrociate, con un cappello di paglia in testa, un maglione slabbrato addosso e un paio di calzini bucati ai piedi, impilo cartoline suddividendole per anno, per mittente, per tema iconografico.
Don’t look up | La settimana di un cretino
Re Granchio | Senzanome
Qualche sera fa, sdraiato nel letto, la mia veglia è sbiadita in un sonno placido mentre mi ripetevo in testa una frase uscita dalle labbra di un amico – Giovanni Stengel o Fernando Pessoa?
E.R. medici in prima linea | Il Clooney di E.R.
Erano gli anni ‘90 in Italia, con Pier Paolo eravamo in classe insieme. Andrea invece era più grande di un anno, ma i nostri genitori erano amici, passavano lunghe serate a chiacchierare e io e lui e ci ritrovavamo sempre insieme sul divano a guardare la tv. Erano gli anni ‘90 e, secondo la sceneggiatura originale di E.R., George Clooney avrebbe rivestito un ruolo secondario.
Maid | Il Dyson
L’inquilino del piano di sopra fa le pulizie alle 23.30. Ha un Airbnb. Distesa sul letto, guardo il soffitto vibrare e trattengo il respiro aspettando che finisca. Potrei stendere il braccio e indicare col dito l’esatto andare su e giù dell’aspirapolvere. L’inquilino del piano di sopra, quando fa le pulizie alle 23.30, sposta sedie, mobili, poltrone e altri oggetti che presumo abbiano grande dimensione o peso considerevole. Il suo appartamento deve estendersi per chilometri perché il trascinamento continua per svariati minuti.
In the mood for love | In the mood for Bocciofila
Di Lavinia Ferrone
Rifkin’s Festival | Déjeuner sur l’herbe
Davo fuoco al Déjeuner sur l’herbe di Manet, e mi tumefacevo dietro una manganellata in faccia data dalla guardia giurata del Musée d’Orsay, giustamente. Poi venivo ammanettato e sputavo in faccia a un gendarme. Poi venivo condannato e cagavo in mezzo all’aula del palazzo di giustizia. Poi venivo massacrato di botte in carcere e crepavo. Fine del sogno in 4:3.
Il Cinema Flora, primavere e sesso sfortunato
Una guida su come tornare al cinema in gran stile: 1.Preparativi “It is spring! Springtime again!” Intona una voce nella radiolina da bagno. È primavera quando si vuole che lo sia e oggi per me lo è. C’è il sole e fa caldo ma in modo settembrino. Settembre è una primavera migliore di quella vera perché è il momento in cui si ritrovano tutti, mentre la primavera vera è solo il preludio al grande baratro estivo, la dispersione. Insomma è una giornata fantastica, come un primo giorno di scuola, e da pochi giorni sono riaperti i cinema. Mentre mi metto il rossetto penso che prepararsi per andare al cinema sia impagabile e che avvolte il film è deludente in confronto a questa fase carica di magia. Deve essere vissuta al massimo: si inizia con una fase retorica interminabile, in cui ci si confronta con gli amici sul cosa si andrà a vedere e sul quando e sul dove. Controllo l’ora: sono perfettamente in ritardo. Ecco un’altra regola fondamentale per godersi la serata: è necessario introdurre un elemento imprevedibile ed elettrizzante. Io amo arrivare in tempo per le ultime pubblicità. Da questa introduzione si direbbe che sono prontissima per il ritorno al cinema, ma in realtà sono nel panico. Mi metto dei graziosi orecchini di perla. Quando sono riaperte le sale ed è iniziata la fase di scambio con gli amici, ho constatato che non conosco i cinema di Firenze quanto quelli di Parigi: “oh certo, il cinema Flora, lo adoro”, ho ripetuto con il vuoto dentro, mentendo spudoratamente. Quando ho scoperto che il cinema Flora è a Rifredi ho realizzato di non conoscere Rifredi e quindi di non conoscere la città in cui sono cresciuta. Ha iniziato a girarmi la testa e ho smesso di pensarci. Impostora! Ho urlato allo specchio. Poi mi sono piastrata i capelli. 2.Poteva andare anche in questo modo 3.Mezzi Pubblici Sono sull’autobus e fuori è settembre. È l’ora più bella della giornata: le 19. Sto andando per la prima volta al cinema da sola nella mia città. Valicherò per la prima volta le porte del cinema Flora, è… leggi
As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty | Mattina di primavera in Largo Bargellini
Delle settimane che precedettero l’uscita del romanzo ho ricordi nitidi.
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