Ho alzato gli occhi dal libro
che era ormai sera.
Attraverso la finestra
le luci nelle case degli altri
mi ricordano
che non sono rimasto solo
e il mondo esiste ancora.
Un cielo stellato di luci artificiali
ogni astro un appartamento
ogni appartamento una famiglia.
Ho infilato la giacca
e sono uscito in giardino
cercando di stemperare certi pensieri
nell’aria gelida di novembre.
Bassa sull’orizzonte
una stella flebile sembra chiamarmi:
qualcuno ha lasciato accesa la luce
nel capanno degli attrezzi
penso stizzito
e mi incammino svelto
attraverso il prato.
Giunto in fondo al giardino
sento delle voci che frusciano
e sospirano.
Mi affaccio incuriosito
alla finestra del capanno
e scorgo dentro con sorpresa
mia figlia vestita da halloween.
Si scruta allo specchio
cercando di sistemare con cura
il rossetto viola da vampiro
e il mascara che cola
affogato dalle lacrime.
Provo a chiamarla, ma la voce
sembra non arrivare al di là del vetro.
Accanto a lei la madre ripete stanca
che è ora di andare se vuole vedere le amiche.
Poi distinguo un’altra presenza.
Da un angolo della stanza
emerge un’ombra silenziosa
e tento di aguzzare la vista
per capire chi si sia insediato
nel mio giardino e abbia invaso
il mio piccolo universo.
Quando si volta verso la finestra
e osserva nella mia direzione
quella figura pare così simile a me
da farmi precipitare in un abisso scuro
e rendermi cieco.
Poi apro gli occhi e il sogno è finito.
Spengo la luce
e mi preparo a morire anch’io.
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