Il 2020 è stato un anno difficile, pieno di inciampi, che vorremmo dimenticare ma che non scorderemo mai. Abbiamo vissuto giornate lunghissime in un misto di panico, esaltazione e assenza di gravità; giornate in cui avremmo solo voluto guardare un film dopo l’altro in una devastante catena di pellicole che ci avrebbe condotti per mano verso una drammatica e molto scenografica implosione della vista, ma alla fine lasciavamo sempre perdere per due motivi. Il primo è che, diciamocelo, fissare i piccoli schermi dei nostri computer scassati, ormai bloccati sulle pagine di ogni possibile piattaforma streaming, costituisce un’attività che ha in parte perso il suo fascino. Il secondo, forse il più cruciale, è che niente di quello che avremmo davvero voluto vedere, e che abbiamo atteso come innamorati fedeli durante le ore più dure, alla fine è mai uscito. Forse la verità è che non è stato un anno duro solo per noi; a conti fatti anche il cinema non se l’è passata benissimo. Ma allora – ci siamo chiesti durante l’ennesima riunione Zoom – a che pro scannarsi per l’immancabile e amata classifica annuale? E’ dunque giunta l’ora di tacere, e attendere speranzosi e a mani giunte un 2021 che ci restituisca schermi degni di questo nome? Dopo attente analisi, lunghe discussioni, litigi, botte, sangue, defezioni, urla, pianti, lettere d’addio, violenze e quant’altro, siamo giunti alla conclusione che, apocalisse imminente o meno, la top ten si sarebbe fatta. Non con i migliori film dell’anno agli sgoccioli (che poi in questo benedetto 2020 è davvero saltato fuori qualcosa di pazzesco? Fincher dite? Ma dai. Kaufman? Abbiate pietà di noi, non ce la possiamo fare) ma con i 10 che avremmo (e avreste) voluto vedere. La vostra amichevole bocciofila di quartiere vi augura buon anno nuovo amici, o se non sarà buono per lo meno che sia migliore. Noi rimaniamo qui, con gli occhi bene aperti e sempre in fuga, che di fermarci a ben vedere non ne abbiamo proprio voglia. With love La bocciofila
The Man in the High Castle | La questione del “Santo Natale” nella prospettiva del socialismo realista italico. Riflessioni e raccomandazioni proletarie del 75° comitato centrale della Repubblica Sovietica Italiana
– Cari compagni, care compagne! La Segreteria Centrale Unitaria del Partito Comunista Italiano era schierata in pompa magna e aveva inchiodato perfettamente quell’equilibrio importantissimo da trovare fra lusso, ostentazione, medaglie appuntate sul petto; e modestia, umiltà, proletarismo modaiolo. I membri dovevano trasmettere l’idea di essere gente comune che con impegno, dedizione, duro lavoro e sacrificio erano stati riconosciuti come i migliori rappresentanti della classe dei lavoratori. La giornalista di Moda Proletaria, una rivista molto seguita dalle masse, l’avrebbe definita “eleganza incosciente”.
Mank | Essere pagati per scrivere
In pratica questa casa editrice emergente molto cool mi ha messa sotto contratto. E potete fidarvi quando dico che mi danno, come si suol dire, una barca di soldi.
The Lighthouse | Due o tre cose sul regista Robert Eggers
Si parla con sempre maggiore e giustificata insistenza dell’ultimo lavoro di Robert Eggers The Northman, terminato di girare in questi giorni dicembrini in Irlanda dopo un blocco causa Covid e una quarantena a Belfast.
The gentlemen | È facile fraintendersi
Nel momento in cui vidi le mazze da baseball calare sulle nostre teste, non pensai a quanto potessero far male, né quali ossa ci avrebbero rotto. Pensai invece quanto fosse facile fraintendersi, e come basti poco per pagare questi, chiamiamoli, errori.
Un volto, due destini – I Know This Much Is True | Elegia del figlio unico
Mi sono mangiato i miei fratelli quando ancora eravamo delle folate di vento e gareggiavamo sotto il ventre dei cavalli al galoppo, tra le rocce e sopra la risacca. Me li sono mangiati, e dalla pancia di mia madre sono nato soltanto io, con un taglio secco, in una schiuma di sangue e carne. Poi ho pianto, ma quello – chi più chi meno – lo fanno tutti.
La regina degli scacchi | Educazione in bianco e nero
Esattamente un anno fa, un mio amico molto più preparato e talentuoso di me a scacchi ha organizzato un piccolo torneo amatoriale, dove lui faceva l’arbitro. Avendo perso non solo per merito degli altri bravissimi giocatori, ma anche per la mia incredibile capacità di buttare nel cesso vantaggi importanti, sono caduto in uno stato disforico per un po’ meno di una settimana.
Aylesbury Estate | Gentrificazione per sempre
1860_Esterno giorno_ In una generica piazza italiana ottocentesca, ma potrebbe sembrare anche settecentesca o seicentesca: caotica, brulicante, anche le cose inanimate si direbbero avere vita propria, del fumo esce dal terreno come in un Averno o in una New York di fine millennio. Un messo regio con redingote, marsine lucide e calzari verde brillante annuncia per tutti e per nessuno, in piedi di fronte a una casa, lo sgombero imminente per far fronte alle esigenze di Firenze Capitale. Il mercato vecchio, con annesso ghetto ebraico, verrà di lì a poco brutalmente raso al suolo, per dare seguito alle deliranti idee di progresso di un certo Enrico Poggi. Da questa visione a volo di uccello ci abbassiamo fino a un gruppo di persone, si direbbe una famiglia, che cammina trascinandosi dietro un piccolo carro. Percorrono così via dei Fossi, scendendo in direzione del fiume, pronti a raggiungere l’Oltrarno, dove una qualche casa di parenti l’attende, con il lenzuolo d’ordinanza a dividere e duplicare lo spazio. Un uomo rosso e greve, apparentemente il padre di famiglia, stringe i denti e bestemmia verso il cielo in modo pittoresco, una lunga litania di ingiurie rivolte verso il Creatore che intrecciano, unendosi l’una con l’altra, una specie di ghirlanda. La moglie sorride stolidamente, guarda i nonni e i figli issati sul carretto ricolmo di robaccia e sussurra a mezza voce quanto detesta i traslochi.
Cinemini | Le cinema du Panthéon, o meglio, La librairie du cinéma du Panthéon
di Viola V. Giacalone Quando penso a Parigi, spesso ultimamente, penso alla quotidianità. I colpi di scena restano sempre gli stessi e li ho elencati nella mia testa tante volte, è mera mitologia. Le cose e i gesti che ripetevo sempre hanno tutta una profondità diversa invece.
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