Il primo giorno di scuola stringeva sulla pancia il sacchettino di stoffa con la merenda: una rosetta col prosciutto, tre fettine sottilissime. Il prosciutto lo vedevano in tavola una volta al mese, quando andava bene. La madre aveva insistito: «Almeno il primo giorno, poi lo capiranno che è una pezzente, ma almeno il primo giorno!». Mariella era felice per quel prosciutto. I fratelli le dissero che la odiavano e che si sarebbe strozzata mangiando il panino. Era la quarta di sei figli. Chiuse i pugni forte, sentiva le unghie premere sulla carne, le mani gelide e sudate. Poi si mise a sedere e accarezzò il banco. Con l’indice seguì il perimetro del legno e arrossì pensando che era tutto per lei, che non avrebbe dovuto condividerlo con nessuno, che non le avrebbero tirato i capelli per rubarle il posto. Conosceva gli altri bambini della classe, figli di contadini come lei: nessuno di loro aveva una rosetta col prosciutto. Mariella nascose il sacchettino di stoffa in fondo alla cartella.
La Dolce Vita | Dolce, dolcissima vita
Molti sono i bar di fronte ai quali mi faccio problemi di passare. Basterà cambiare lato della strada, non importa che mi sforzi a pensare percorsi alternativi, è sufficiente affrettare il passo e rivolgere lo sguardo al telefono. Gli scrupoli non dipendono dal fatto che in passato sia scappato da quei bar senza pagare, o che lì abbia litigato con qualcuno, o almeno non in modo serio, ma è da ricercarsi in un’eccessiva vicinanza che le notti trascorse là mi portarono ad avere con gestori o baristi o cameriere o buttafuori, così che tornarci oggi sarebbe pietoso, per tutta la polvere che intanto si è depositata sui miei capelli, e questa faccia spiegazzata (ma gli occhi, spero, sono rimasti identici).
Scene da un matrimonio | Secondo il vento
Le braccia stese in avanti per non sbattere scavalco il tuo corpo scomposto nel sonno e mi infilo sotto le coperte.
After Life | Le cose che restano (Cartoline)
Nell’armadio ho una scatola piena di cartoline. Nessun colore brillante, nessun dettaglio accattivante, nessuna etichetta che ne specifichi il contenuto. Sta stipata sotto cumuli di tute da ginnastica, contenitori vari, asciugamani per la spiaggia, cornici senza fotografie. La tiro fuori una o due volte l’anno, quando mi impongo un rigoroso cambio di stagione, operazione che non vede mai una fine perché una volta aperta la scatola l’autodisciplina si sgretola: i vestiti restano ammassati sulle sedie per settimane oppure lievitano sul pavimento mentre io, a gambe incrociate, con un cappello di paglia in testa, un maglione slabbrato addosso e un paio di calzini bucati ai piedi, impilo cartoline suddividendole per anno, per mittente, per tema iconografico.
Don’t look up | La settimana di un cretino
Re Granchio | Senzanome
Qualche sera fa, sdraiato nel letto, la mia veglia è sbiadita in un sonno placido mentre mi ripetevo in testa una frase uscita dalle labbra di un amico – Giovanni Stengel o Fernando Pessoa?
E.R. medici in prima linea | Il Clooney di E.R.
Erano gli anni ‘90 in Italia, con Pier Paolo eravamo in classe insieme. Andrea invece era più grande di un anno, ma i nostri genitori erano amici, passavano lunghe serate a chiacchierare e io e lui e ci ritrovavamo sempre insieme sul divano a guardare la tv. Erano gli anni ‘90 e, secondo la sceneggiatura originale di E.R., George Clooney avrebbe rivestito un ruolo secondario.
Maid | Il Dyson
L’inquilino del piano di sopra fa le pulizie alle 23.30. Ha un Airbnb. Distesa sul letto, guardo il soffitto vibrare e trattengo il respiro aspettando che finisca. Potrei stendere il braccio e indicare col dito l’esatto andare su e giù dell’aspirapolvere. L’inquilino del piano di sopra, quando fa le pulizie alle 23.30, sposta sedie, mobili, poltrone e altri oggetti che presumo abbiano grande dimensione o peso considerevole. Il suo appartamento deve estendersi per chilometri perché il trascinamento continua per svariati minuti.
In the mood for love | In the mood for Bocciofila
Di Lavinia Ferrone
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