di M.R. (essi vivono)
Persona | Inganno e violenza
Ecco una nuova preda. Bassa, bionda, la pelle bucata da un piercing al sopracciglio destro e al labbro inferiore sinistro, per meglio bilanciare la simmetria del viso. Beveva a sorsate regolari un vino di pessima qualità e parlava in cerchio di letteratura russa, muovendo ambedue le mani in avanti, come a tirarsi l’acqua addosso. «Al tizio sul treno dice che in ogni matrimonio si possono vivere due condizioni: l’inganno o la violenza…insomma che ogni costrizione porta ad avvelenarsi vicendevolmente la vita…»
Rosencrantz e Guildenstern sono morti | Un’allegoria
di Dario De Marco
Ti svegliano urlando da un sonno senza sogno e ti gettano nudo in un posto grandissimo. E tu urli e piangi e poi inizi a camminare e a cacciare indietro le lacrime perché non c’è tempo, e poi non c’è motivo, ti dicono. E ti fanno credere che hai un compito importante importantissimo da svolgere e per questo sei lì, e devi perché in qualche maniera sei obbligato nei loro confronti, e tu annuisci riconoscente ma non hai capito nulla e non ricordi dov’eri prima né qual è il tuo vero nome. Apprendi anche la logica e una parvenza di raziocinio ma alla prova dei fatti si rivelano solo parole, vuote.
Frances Ha | Hipster Central
Chai latte, mocaccino, tè verde e un succo di melograno. Sulla tavola non mancava niente. C’erano tutti: Ilda e Marco, Karim e il suo Jean, Luisa e Haas. C’ero anch’io, un sabato mattina magnifico. Weserstrasse era allagata di sole che, dai piccoli balconi quadrati del palazzo, proiettava eleganti ombre a 45° sulla strada e sui tavolini punteggiati da piante fiorite, appena, come se non importasse. Ilda e Marco erano tornati da un viaggio a Londra e ne parlavano con grandi sorrisi, spiegando che Camden Market era talmente turistica da tornare interessante, un esempio di meta-presenza, così contemporanea. Gli altri ridevano, Ilda e Marco volevano sempre scoprire meta-presenze, le vedevano ovunque.
Cyrano mon amour | Scena inedita ritrovata presso M. Clérmont, antiquario in Parigi
[5 anni dopo, nella cucina del convento. Sul focolare un pentolone pieno di lenzuola e altra biancheria]. SUORA (sospirando) Non mai, dunque, finiranno questi panni? Pare un flagello, come se mancassero gli affanni! ROSSANA (la guarda stupita, si tocca la fronte) SUORA Sorella cara, non te ne crucciar: nessun peso il signore mai ci dà, senza insieme donarci la felicità. ROSSANA (scuotendo la testa) Ma come parli? SUORA Con la favella mia, in fede, come si conviene a chi nella vita non ha speme se non nella gloria futura di chi viene. ROSSANA (indispettita) Ma guarda questa cretina. Mi fai pena. SUORA Ma perché devi farmi incazzare Rossana? Guarda che tiro fuori le lettere e te le rileggo da capo, una per una (indica un baule nell’angolo della stanza).
Cinemini | Intro
di Viola V. Giacalone Quando ti trasferisci a Parigi e ancora non sei nessuno, non conosci nessuno e, per dirlo alla francese, non hai un cazzo da fare, l’unica cosa sensata è vagare per interminabili ore lungo i Boulevards affollati (Neew yoooork Herald Tribuuunee), prendere metro a caso e ogni tanto sedersi a un café qualunque per riposare le gambe.
Ride | Se qualcosa non c’è, esiste?
L’assenza è un piatto di spaghetti al pomodoro prima di andare a lavoro. È un orzo in tazza grande nella sala d’aspetto di un ospedale. È un budino alla vaniglia che non riesci a mandare giù. Io non mi ricordo il sapore dell’assenza. Sarà che mi sono scottata la lingua con un tè bollente, sarà che mangio con poco sale perché ho la pressione alta. Non aggiungo spezie esotiche, non condisco con olio a crudo, non sfumo con vino bianco. L’assenza mi piace assaporarla così: pesante e inconsistente.
Notti magiche | Provo a raccontare gli altri ma poi finisce che parlo di me
L’inquilina del secondo piano di notte accende le luci del salotto. Restano accese per due ore, a volte tre. La vedo camminare da un lato all’altro della stanza, con una vestaglia a fiori, i capelli grigi raccolti in una crocchia. Parla, non so a chi perché vive da sola, o forse non parla, muove solo le labbra.
Il cinema nel deserto, una suggestione borgesiana
Nel Sinai c’è un cinema, in mezzo al deserto. Secondo i racconti di chi c’è stato, i rari che avrebbero assistito alle proiezioni – fra mitomani ed egocentrici se ne contano tre, le cui narrazioni coincidono –, la luminosità degli astri non dà il minimo fastidio anche nelle notti di plenilunio e tutte le stelle fermano il loro giro celeste.