SUORA (sospirando) Non mai, dunque, finiranno questi panni? Pare un flagello, come se mancassero gli affanni!
ROSSANA (la guarda stupita, si tocca la fronte)
SUORA Sorella cara, non te ne crucciar: nessun peso il signore mai ci dà, senza insieme donarci la felicità.
ROSSANA (scuotendo la testa) Ma come parli?
SUORA Con la favella mia, in fede, come si conviene a chi nella vita non ha speme se non nella gloria futura di chi viene.
ROSSANA (indispettita) Ma guarda questa cretina. Mi fai pena.
SUORA Ma perché devi farmi incazzare Rossana? Guarda che tiro fuori le lettere e te le rileggo da capo, una per una (indica un baule nell’angolo della stanza).
ROSSANA Sai che me ne frega, le so a memoria le lettere.
SUORA (ride) Ah davvero? Bene, ora ci divertiamo (si alza e si avvia al baule)
ROSSANA No, pietà, cessate di piagarmi! Con questa bocca, ho finito di lamentarmi.
SUORA E mi pareva (si risiede).
ROSSANA Guarda che se non fosse per me, questo convento avrebbe già chiuso. Dovresti baciarmi i piedi ogni cinque minuti.
SUORA Su fai la brava, dai la zampa, salta nel cerchio (ride)!
[Entra la Badessa, anziana, con lo sguardo arcigno e il naso peloso]
BADESSA Cosa odono queste mie povere orecchie? Due suore parlar come delle facili vecchie? (Si avvicina, minacciosa) Eppure lo sanno bene che in ogni momento paiono arrivar le pene! Se entra un ospite e vi sente in prosa, addio alla pecunia e alla rosa!
SUORA Madre superiora, abbiate pietà! Sorella Rossana… (si interrompe cercando una rima)
BADESSA Lo vedi perché ti metto a lavare le mutande? Perché non riesci a fare rima con “Rossana” cazzarola. Tisana, campana, africana, angloamericana…
ROSSANA (Continuando la lista) Ciarlatana, cerbottana, puttana
BADESSA Rossana, Cristo santo!
ROSSANA Badessa mia, mi perdonerete, se non altro perché sono l’unica ch’avete, amata dal povero nasone e oggi a rimestare un pentolone! Vi preoccupate tanto di ospiti paganti e fate la ronda per controllare i nostri canti. Certo, a vostro vanto va l’idea d’aprire ai letterati il convento con Rossana e Cyrano innamorati. Ma se volete che la giostra giri, ch’ogni dì m’apparecchi a tessere i fili di questa pantomima, leggendo le lettere da capo, Badessa mia, bisogna che accettiate il fato. Io so di non essere duchessa, ma per voi, sono ricchezza. E quindi, quando non recito agli astanti, voglio starmene in camera mia a mirar gli acanti, non qua sotto tra mutande e pizzi, ma lassù a godere gli stravizi!
SUORA (sottovoce) Ora si dice “mirar gli acanti”.
BADESSA (urla) Basta, tutte e due. Rossana, vai in camera tua fino al pranzo, sistemati e poi scendi. Occhi arrossati, mi raccomando. Devono credere che piangi ancora.
ROSSANA (esce mostrando il dito medio alla Suora)
SUORA (alla Badessa) Ma ti pare giusto? Quella fa come gli pare.
BADESSA Senti, finché arrivano con le tasche piene di monete per me quella può montarti in groppa e farti correre il cavalluccio. Mi sono spiegata?
SUORA (con una lacrima) Chiara come la rugiada che ho visto stamattina appena alzata, fresca come la brezza marina che spira sopra l’erba marzolina!
BADESSA L’erba marzolina! Ma chi sei, il Pascoli? (Scuote la testa, esce). Gira, gira bene che le mutande non si lavano da sole.
SIPARIO
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