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In fuga dalla bocciofila

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The End of the Tour | Un’intervista navajo al famosissimo DFW

26 Gennaio 2016 di ferruccio mazzanti

Ho intervistato David Foster Wallace (Ithaca, 21 febbraio 1962 – Claremont, 12 settembre 2008), mandandogli messaggi Navajo nell’oltretomba, per sapere cosa ne pensasse di questo film tratto dal celeberrimo reportage intervista di David Lipsky edito in Italia da Minimum Fax.

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Due parole sul 56esimo Festival dei pop(oli)

5 Dicembre 2015 di simone lisi

Già che anche per quest’anno è passato il Festival e Ernestina mi guarda dietro ai suoi occhiali dalla montatura leggera, sotto al cappellino, con occhi scintillanti e dice: cosa faremo adesso delle nostre sere? Mentre intorno a noi una piazza assume il venerdì sera come evento reale e in un certo senso qualcosa di cui è vero noi necessariamente assegneremo un valore morale (il lavoro quale alienazione, il week-end quale pillola compensatoria, il capitalismo come continuazione e dispiegamento di concetti giudaico cristiani), ma che di fatto è semplicemente qualcosa che accade, in quella piazza, a quei tavolini, e Ernestina appunto con i suoi occhiali, il suo viso da gran visir del documentario, che poi con fare perentorio (perentorio?) continua il suo discorso dicendo: mi ricorderò sempre di questo Festival, perché Staron mi ha cambiato la vita, come farò a tornare alla fiction dopo questa meraviglia?

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Festival dei popoli | Appunti

1 Dicembre 2015 di giovanni ceccanti

quando all’odeon si va in alto in galleria e la sala è piena sembra di sentire il cinema respirare nell’unisono di tutte quelle bocche

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L’arte dello schermo | Un cordiale anti

26 Novembre 2015 di simone lisi

Possiamo affermare senza nessuna volontà, per esempio usando la parola sì. Possiamo assumere posizioni politiche, geografiche, interiori. Possiamo affermare che ogni oggetto se messo in luce darà ombra. Possiamo affermare che se alla parola arte si aggiunge schermo o se alla parola schermo si aggiunge arte i risultati cambiano. Possiamo affermare che lo Schermo dell’arte e L’arte dello schermo sono due iniziative differenti. Possiamo affermare che dell e dello hanno una forza del tutto differente. Possiamo affermare che dell vorrebbe essere la magia di una grande varietà di contemporaneo vecchio e didascalico. Possiamo affermare che dello ha dentro di sé l’economia semplice di chi in dell vorrebbe esserci. Possiamo affermare che l’arte oltre essere unica bella e affascinante è un luogo. Possiamo affermare che un luogo è fatto di persone. Possiamo affermare che le persone guardano i luoghi e le persone. Possiamo affermare che le persone vogliono stare nei luoghi. Possiamo affermare che i luoghi sono persone. Della mia esperienza da inviato all’arte dello schermo mi sono portato a casa un luogo. Sembra a volte di sommergersi di idee Senza mai desiderare la bellezza e la violenza Le semplici idee che ci mangiano la giornata Schiacciando il nostro desiderio. Questo anti istituzionale a me piace Mi eccita. La questione è quanto sia un’idea per raggiungere dell o un desiderio per la bellezza del mondo.     Vostro Massimilano Hollebeck di Massimiliano Hollebeck, caricato sul blog di In Fuga dalla Bocciofila da

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33TFF | Bocciofila goes to Torino

24 Novembre 2015 di simone lisi

Nei giorni di Torino non ho scritto una riga, solo deambulato in uno stato febbrile tra una sala e l’altra e tra un bar e un ristorante cinese e uno torinese e la casa di Claudio in Corso Regio Parco (grazie Claudio, tra l’altro). Sono stato bene come si sta bene ai Festival in cui si è totalmente liberi di vedere, non vedere, scrivere non scrivere, fare tardi, perdersi, sentire freddo caldo medio, mettere una sciarpa non metterla, la canottiera, la camicia, rimbombarsi tutto il giorno la testa dalla mattina alla sera dentro al cinema, non pensare ai problemi della vita, che ne sarà di me la mia famiglia l’Europa mio nonno Brunello, strafarsi di cinema e basta: quella libertà là.

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Un testo facile e uno difficile sullo Schermo dell’Arte

20 Novembre 2015 di simone lisi

1. Passare dal mondo dell’ufficio, del lavoro, del chiacchiericcio, al mondo del cinema, dello schermo dell’arte, della video arte, è quanto più prossimo io penso sia lo shock culturale. E’ un salto impossibile, è un incontro non dato, è il respingimento, è respingente contro respingente. Il mondo fuori e lo spazio dentro, le mie colleghe e i loro discorsi, il televisore nuovo da acquistare, i figli, e questo vetro incomprensibile, queste superfici, mattonelle che vengono proiettate, con un rumore di sottofondo, una nota continua. Eppure mi sembra che quello che proiettano qui sia un continuo tentativo di rispondere a questa domanda: come spiegare queste immagini incomprensibili ai miei colleghi di lavoro, come spiegare questo reciproco respingimento? 2. Il Giovedì è la serata che conta. Il momento antitesi. Dopo lo sfarzo (il classico) del primo giorno, dei lustrini, delle file fuori, delle luci della prima sera, è il secondo giorno quello più difficile, quella serata che può spiegare davvero un festival. Lo schermo dell’Arte, cos’é? Arriviamo di corsa, alla spicciolata, donne del sud strappano i nostri biglietti (ma non c’è nessun biglietto da strappare), donne del sud al festival ci hanno pure fatto entrare, seppur in questo caso l’accento sia milanesissimo, e altre donne ancora siedono tutto intorno a noi: hanno i pantaloni “colore denim”, lo stesso lavaggio identico. Non è un caso, è solo la moda del momento. Scrivo qui in ultima fila una breve nota su un fogliaccio di carta assorbente, già pronto a partire per il festival di Torino, affranto per quello che mi perdo qui, per la serata tre (le esplosioni che sono il Venerdì, senza le preoccupazioni del domani, il Marzo), senza pensare al Sabato (l’apoteosi), senza pensare alla depressione della Domenica (ma di certo Domenica sarò di nuovo di ritorno in città). Andare via nel momento migliore, schermo dell’arte, con la tua presentatrice perfetta d’altri tempi flemmatica, con quella sua voce scivolata, quella sua cadenza nobile, quella freddezza e pantaloni larghi dove devono, ma che sto dicendo? E Ester che bella, non si può proprio dire niente al riguardo. Schermo dell’arte, che cosa bella siete voi che mi sedete a lato, che mi attendete su un divano, che mistero, che cosina che io non so dire, schermo dell’arte, già a scrivere queste righe su un pezzo di carta, lo so, io vi sto facendo un mezzo torto.

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Francofonia | Il tempo è un nodo

19 Novembre 2015 di giovanni ceccanti

È il 1948, di novembre. Mia nonna si siede in prima fila al cinema “Savoia”, la sala è gremita per l’attesissima proiezione del film Via col vento, storia che lei conosce già a memoria perché ha letto il libro e ha pianto alla fine. Tutti fumano nella splendida sala festonata per l’occasione. È previsto un intervallo: il film si preannuncia lungo.

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Due parole due sul 2nd Florence Short Film Festival

10 Ottobre 2015 di simone lisi

Questa discussione non è mai avvenuta. Non si è svolta nel salotto di casa mia (salotto nel senso letterale del termine, non letterario). Con questo discorsetto non si vuole risolvere una questione, ma semmai sollevarla. È un discorso ampio: su chi dovrebbe fare le cose, su chi non dovrebbe, su cosa legittima qualcuno a fare qualcosa, se uno si legittima da solo, oppure se sono altri, o delle competenza specifiche. Si parla del Florence Short Film Festival (da ora in avanti FSFF) che si è tenuto al cinema Odeon di Firenze. Si parla in verità anche di me, di noi della Bocciofila, del nostro scrivere di cinema, del nostro scrivere in generale. Questo dialogo che non è avvenuto si è svolto tra me (SL) e un curatore di eventi culturali ipotetico (da ora in acanti CDEC).

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Garrone VS Sorrentino | Prendere posizione

26 Maggio 2015 di simone lisi

Ho visto nel pomeriggio di giovedì i nuovi film di Sorrentino e di Garrone. Ero a Cannes, ma non è questo che conta. Il festival, le festivàl. Undici ore per arrivare, un treno che nemmeno uno scafista avrebbe avuto il coraggio di propormi, ma vi è crisi economica e tutti dobbiamo adeguarci, perfino io. Undici dodici ore di treno, proprio così. Ero sul vagone e guardavo nella fessura della finestra, in alto, tra placca laminata e sportello satinato, guardavo a testa in sù tramite lo spiraglio tra le due superfici e tra questi spiragli, mentre il treno sferragliava, c’erano delle nuvole e al centro di queste poche nuvole, c’era la luna.

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