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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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Io, Daniel Blake | Malattia cardiovascolare come salvezza

4 Novembre 2016 di ferruccio mazzanti

Una sera come tante altre mi sono ritrovato su delle poltroncine pistacchio a guardare un film di Loach. Era da tanto che per partito preso non guardavo un film di Loach. È che Loach mi aveva un po’ scassato le palle, se devo essere sincero. Si era fatto un po’ troppo retorico negli ultimi tempi, Loach. Cioè io lo capisco Loach: è da una vita che affronta temi politici e alla fine ci sta che un po’ di stanchezza si manifesti nelle sue pellicole, nelle pellicole di Loach. E poi tutti non fanno che parlare di Loach. Loach di qua e Loach di là e insomma la gente di sinistra lo ha un po’ consumato questo nome, questo Loach.

Ma poi Nadia mi ha detto: Mi è piaciuto un sacco, non ho fatto che piangere. E Giulia mi ha detto: mi aspetto che l’arte mi lasci devastata. E ho pensato che piangere = lasciare devastati e allora sono andato a vedere l’ultimo film di Loach. E beh: diciamo che la parte più comica e a commedia, per quanto sia interessante come tipo di sguardo (lo sguardo del vecchio che non sa più relazionarsi al mondo di oggi, tecnologico e burocratizzato) non è proprio memorabile e senza dubbio ricorda un po’ troppo Il mio amico Eric, dove per Eric si intende uno dei più leggendari calciatori francesi che sarebbe Cantona e grazie al quale Loach ha toccato uno dei punti più bassi della sua….
Inoltre quelle dissolvenze, francamente imbarazzanti. Insomma: dal vincitore della palma d’oro mi aspetto molto ma molto ma molto ma molto di più, e bla e bla e bla etc.. etc.. etc…
È che poi incontro i miei coetanei, là nei bar puzzolenti o in quelli tirati a lucido, ci guardiamo abbracciandoci e sorridendoci, ci odiamo senza dircelo, nella notte, il vento che soffia, tutto mescolato intorno, non ci si capisce più nulla, se solo qualcuno ci spiegasse, ci rassicurasse, e invece tutti vogliono solo, ok non proprio tutti, ma molti sì, e allora che cosa dobbiamo fare? Ma tu quanto guadagni? Ah quindi guadagni così tanto e neanche mi offri una birra? E che cazzo mica posso sempre offrirti le sigarette, ma no ma no di cosa ci preoccupiamo? Tanto alla fine abbiamo la previden… abbiamo la pensio… abbiamo… Aspetta un attimo, aspetta solo un attimo, che te lo dico io come stanno le cose: IN CULO.
Se solo capissi il tuo linguaggio privato potrei finire di limare questi pesciolini di legno e poi appallottolarli e cestinarli e farne degli altri, tanto, voglio dire, alla fine l’infarto ci salverà tutti.

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Postato in: Festival, Lo sfogone, Oceani di autoreferenzialità, Recensioni vere Tag: Bread and Roses, Daniel Black, Eric Cantona, Io, Ken Loach, My name is Joy, Riff Raff Fai un commento

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