LEGGI LE PUNTATE PRECEDENTI «Stai bene?» Il Campa si sporgeva dalla porta del bagno. «È il bagno delle femmine», ha detto la Manna. «E tu che ci fai nel bagno delle femmine?» «Sei uno stronzo».
Super Mario Bros. Movie | Zabaione
A casa della nonna c’era una sola regola: non uscire prima delle quattro. In realtà c’erano molte altre regole ma questa era l’unica che rispettavamo. «Ci sono persone che sono uscite prima delle quattro e sono morte» diceva nonna per spaventarci, o forse perché una volta era successo davvero, non lo so, di fatto, io e i cugini non ci azzardavamo a mettere il naso fuori dal cancello. Ce ne stavamo nel grande salone, scalzi, con i piedi neri e le mani appiccicose, le imposte socchiuse. Appoggiavamo la fronte ai vetri delle finestre e guardavamo i passanti dagli spiragli delle persiane: stupide gambe o eroici mezzi busti si scomponevano in quelle fessure, noi spalancavamo gli occhi, increduli e ammirati, e aspettavamo l’inesorabile fine.
La vita bugiarda degli adulti | Stretti
«Qualcuno può rispondere?». «Vado io». «Se è tua zia dille che non ci sono». «E dove sei». «Inventa qualcosa». «E che cosa». «Che ne so, dille che sono dal dottore». «Perché dal dottore? È un controllo o non stai bene?». «Ma non importa, dille che sono dal dottore e basta». «Come non importa, se me lo chiede cosa rispondo?». «Allora dille che è solo un controllo». «E che controllo è? Devi fare anche le analisi del sangue?». «La spesa, sono andata a fare la spesa». «Sei uscita a piedi o in macchina?». «Rispondi a quel telefono».
Wanna | Lardosa
«Di quanto sei?» «Non sono incinta, ho partorito da poco». Mia figlia ha due anni. Dopo la gravidanza e diciannove mesi di allattamento il mio corpo è cambiato. Non è una questione di chili, nemmeno di centimetri. Le forme sono diverse. La pelle si distende e si contrae per accogliere, contenere, abbracciare. La mia carne è terra per saltare e spingere, è erba per contorcersi e rotolarsi, acqua per affondare, perdersi, tornare a vivere. Sono una mappa di imperfezioni da esplorare con la punta del dito, da graffiare e scavare per cercarne la sorgente. Io sono tua, io sono te.
Maid | Il Dyson
L’inquilino del piano di sopra fa le pulizie alle 23.30. Ha un Airbnb. Distesa sul letto, guardo il soffitto vibrare e trattengo il respiro aspettando che finisca. Potrei stendere il braccio e indicare col dito l’esatto andare su e giù dell’aspirapolvere. L’inquilino del piano di sopra, quando fa le pulizie alle 23.30, sposta sedie, mobili, poltrone e altri oggetti che presumo abbiano grande dimensione o peso considerevole. Il suo appartamento deve estendersi per chilometri perché il trascinamento continua per svariati minuti.
Domani è un altro giorno | E se fossi io?
Avevo sedici o diciassette anni quando vidi un manifesto funebre con il mio nome stampato sopra e mi convinsi di essere morta. Luglio. Come ogni anno trascorrevo l’estate con i nonni, giù in paese. Le campane delle otto non si erano ancora sentite. Percorrevo in bici la lunga strada secondaria che costeggiava il paese. In realtà non era così lunga ma la pendenza la faceva sembrare infinita. Per inciso, non mi infilavo mai nella strada principale perché lì sì che il dislivello era impressionante e a metà salita ero disfatta, spompata, boccheggiante, con la faccia paonazza, a chiazze, scendevo dalla bici e la spingevo a mano, la maglietta appiccicata alla schiena e le ascelle sudate. Mi vergognavo della mia scarsa prestanza fisica, di fatto le mie inclinazioni erano spiccatamente indirizzate a qualsiasi cosa si potesse fare da fermi, magari seduti.
Capri-Revolution | Dialogo sui minimi sistemi
(Due uomini a torso nudo davanti a un muro. Sono in ginocchio, uno dà le spalle all’altro. Vediamo solo le loro schiene. La posizione è scomoda, l’uomo più vicino al muro si alza e prende un cuscino, poi ritorna al suo posto. Non si guarderanno mai.) – Pensi che l’arte possa salvarci? – Salvarci da cosa? – Da quello che succede, da quello che siamo diventati. – Perché, tu non sei contento di chi sei? – Non so esattamente chi sono, o cosa. Perché tu lo sai?
Ride | Se qualcosa non c’è, esiste?
L’assenza è un piatto di spaghetti al pomodoro prima di andare a lavoro. È un orzo in tazza grande nella sala d’aspetto di un ospedale. È un budino alla vaniglia che non riesci a mandare giù. Io non mi ricordo il sapore dell’assenza. Sarà che mi sono scottata la lingua con un tè bollente, sarà che mangio con poco sale perché ho la pressione alta. Non aggiungo spezie esotiche, non condisco con olio a crudo, non sfumo con vino bianco. L’assenza mi piace assaporarla così: pesante e inconsistente.
Tito e gli alieni | La Donna che non si staccava dal passato
di Elisabetta Meccariello La Donna che non si staccava dal passato spendeva un mucchio di soldi. Per prendere il treno acquistava due biglietti, sull’autobus timbrava due corse, al cinema pagava due ingressi. Signora – le dicevano – il suo bagaglio occupa il posto riservato a un altro utente. O paga per due o non possiamo farla entrare. Ma questo non è un bagaglio – replicava – sono i miei ricordi.