di Gregorio H. Meier
È con sommo piacere, e sommo orgoglio, e sommo stupore, che io, Helder von Bratkopf, annuncio alla comunità scientifica la scoperta di un nuovo strabiliante pianeta, da me battezzato Pianeta di Pasticcini.
di Redazione
di Gregorio H. Meier
È con sommo piacere, e sommo orgoglio, e sommo stupore, che io, Helder von Bratkopf, annuncio alla comunità scientifica la scoperta di un nuovo strabiliante pianeta, da me battezzato Pianeta di Pasticcini.
di Redazione
di Clara Galletti e M.R. John McRobertson è un affermato giornalista che si trova ad intervistare Annie Fang, attrice cinematografica. Per mostrarle ciò che i Fang hanno significato per lui, un tempo giovane studente di arte contemporanea, durante l’intervista John le legge un estratto della sua tesi di laurea, dedicata alle performance della famiglia.
Hai un diavolo negli occhi da cui cola oro. Nel tuo salotto buio, prima che inizi il viaggio, devi dire quello che vuoi dire, perché non torneremo indietro.
Una volta un cuoco stellato ha detto che l’uovo al tegamino è la ricetta più difficile che esista. Il motivo è ovvio: perché è la più semplice.
di simone lisi
Fare il giurato al Korea Film Festival è sempre stato il mio sogno. Non il mio unico sogno, ma uno dei miei sogni. Per questo quando a gennaio ho ricevuto la proposta di far parte della giuria (grazie Caterina) sono stato molto felice e ho accettato a scatola chiusa, senza sapere bene cosa avrei dovuto fare esattamente. A poco a poco si è delineato il quadro dei miei doveri che erano in pratica tutte cose che amo: vedere un sacco di film, tipo due o tre di seguito che poi fai fatica a distinguerli e ti sembra di aver visto un unico film lunghissimo dalla trama dadaista; fare una valutazione dei film, mia, personale; partecipare alla serata inaugurale e alla cerimonia di chiusura del Festival, magari salendo sul palco, premiando i vincitori o fare un breve discorso imbarazzato. avere un badge con la mia foto e accanto scritto “giuria” da indossare con finta indolenza nel foyer del cinema. Era tutto come avevo sempre sognato. Poi però, come spesso accade nella vita, le cose sono andate diversamente.
Tanti anni fa. Sono disteso su un letto e guardo il soffitto mentre la ragazza dai lunghi capelli neri e dal grosso seno respira profondamente raggomitolata sotto le coperte pesanti e invernali. Respira profondamente, ma non sta dormendo e io non so nulla di lei se non che le piace il vino da dessert, potrebbe berne a litri nonostante l’alto tasso calorico, e che tutte le volte che sostiene una tesi, poi chiede scusa, come se il solo fatto di avere un pensiero proprio la mettesse in una situazione di colpevolezza.
di simone lisi
Scrivere del Torino Film Festival rischia di essere un’operazione votata al fallimento. Principalmente perché si parlerà di film che forse non arriveranno mai nelle sale. O di film che se anche ci arriveranno è improbabile che le persone andranno a vedere. O se infine qualcuno dovesse anche andare a vedere si sarà già dimenticato di tutto quello che io possa scrivere. Tuttavia ho deciso di farlo ugualmente. Prima di tutto perché niente è nobile all’infuori del fallimento. Mi illudo inoltre che se la mia scrittura è davvero buona, e non è detto che lo sia, una persona potrebbe leggere il mio testo a prescindere che abbia visto o meno il film. A prescindere che lo vedrà mai. A prescindere di tutto quanto.
Il capitano Alfred Dreyfus è degradato il 5 gennaio dell’anno 1895: la sua spada spezzata in due metà e i bottoni divelti lo ignudano di fronte allo stato maggiore di Francia, nella corte grande della Scuola di Guerra;
di M.I.G.L.I.O.
«E quindi, che festival di Venezia è stato?» chiedono amici e genitori. «Di che film parleremo nei prossimi mesi e su cosa ci accapiglieremo con furore?» mi scrive un compagno bocciofilo. E allora eccolo qua, il pezzo di servizio che fa al caso vostro.