Da bambino ero terrorizzato dall’idea di essere spiato. Niente paranoie da psicopolizia o servizi segreti, semplicemente immaginavo amici, parenti e conoscenti vari, trovarsi all’interno di un microscopico centro operativo posto dentro la mia testa, simile a quello più recentemente visto nel film Pixar Inside Out, per intendersi, anche se il mio inconscio aveva tratto ispirazione dalla nano-navicella di Salto nel buio, una pellicola del 1987 firmata da Joe Dante e prodotta da Steven Spielberg, la quale, dietro una trama pop-fantascientifica, sembrava nascondere un lato oscuro.
I miei vicini Yamada | I giapponesi non ridono mai
– Mai, neanche quando sono a casa? – Mai, ti dico, non ridono mai.
Climax | Una rana
Scavallo una duna e scendo verso il mare. Il sole precipita all’orizzonte e i colori bruciano gli occhi. Sulla battigia aspetto l’onda, e una rana si posa sul mio piede. Una rana, al mare.
Volevo nascondermi | Tat tvam asi
Luciano non era convinto: gli occhi della tigre lo seguivano eppure lui non riusciva a ricordarsi se l’avesse dipinta o, al contrario, se fosse lui sdraiato su una tela, impastato a olio, pronto per essere venduto. Fabbricava quadretti scadenti 12 ore al giorno in un capannone diviso a settori: paesaggi invernali, paesaggi estivi, marine e animali. Nel suo settore la maggior parte dei colleghi avevano dei timbri di cani e gatti che inchiostravano alla buona e premevano con forza 7, 8 volte al minuto. Poi c’erano gli uccelli: una squadra simpatica ma un po’ svitata di spagnoli che erano specializzati in piume e becchi. Inchiostrare una piuma non era facile, Luciano lo sapeva. E poi c’era lui: tigri e altri animali rari. Erano i quadri meno venduti anche se, Luciano ne era convinto, erano quelli più curati. Ne faceva al massimo uno al minuto, passando bene il rullo sullo stampo, smuovendo di continuo l’inchiostro nelle vaschette, e per quanto lo riguardava lui si considerava un pittore. Non sapeva disegnare, a stento riusciva a tenere un carboncino in mano, ma questo non voleva dire niente. Assolutamente niente, si diceva Luciano.
The Prestige | Sull’inganno
di Enrica Fei Mio ex marito ha avuto una bambina quando eravamo sposati, e la madre non ero io. L’ho scoperto due anni e mezzo dopo l’ultima volta che li ho visti, tutti insieme. Seduti al tavolo, quel pomeriggio, eravamo in cinque. Era giorno ma era buio, e la luce che ci illuminava era quella asfittica e finta delle lampadine e degli spazi chiusi.
Everything is green
Ex Libris | 202.15
– Parlare con gli angeli? Intende un libro di preghiere? Guardava la pila di libri da catalogare, a sinistra, e quella dei libri catalogati, a destra. Era convinto che fosse il suo contributo all’ordine del mondo: piccolo, infinitesimale, ma utile; si sentiva come uno scalpellino che aggiunge una pietra, forse due, ad un cantiere di cui non vedrà la fine. Ma quella pietra è ben fatta, esattamente lì dove serve, pronta a sostenere quelle che verranno.
Ultras | Confessioni
Se solo non abitassi qui. Da qualsiasi altra parte, ma non qui. Guardo fuori dalla finestra e vedo il catino grigio dello stadio, i cancelli, le scalinate-serpenti, i fari. Vedo tutto, tranne il campo e la curva. I giorni peggiori sono le domeniche: vedo e sento. Conto i boati e ho imparato a riconoscere i nostri dai loro. Se mi concentro, mi sembra di distinguere le voci dello Stecco o, a volte, quella di Mimmo. Loro mi dicono che è impossibile, che sto uscendo di testa, ma loro non sono qui con me. Quegli stronzi sono lì, con le loro sciarpe e gli striscioni, e hanno fatto esattamente quello che ho fatto io. Loro hanno cominciato a menare, io li aiutavo. E ora loro sono fuori e io chiuso in gabbia.
The Souvenir | Love Is the Drug
Avvolto nel sussurro del mattino, soffice mantello di meraviglie arcane; il fremito dell’alba che balugina nell’orizzonte intessuto di porpora.
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