– Mai, neanche quando sono a casa?
– Mai, ti dico, non ridono mai.
– Ma non esiste, ma figurati se qualche milione di persone non ride mai! Ti inventi le cose.
– Io sono stato in Giappone per un mese e non ho mai visto nessuno ridere: nei bar, nei taxi, ai ristoranti, per strada, nessuno; neanche i ragazzi, neanche i bambini!
Mentre mangiavamo delle orribili patatine all’aceto, lo stereo rigurgitava un J-pop ritmatissimo, tutto cimbali e basso sintetico sparato. Facevo fatica a non mettermi a ballare per tutta la stanza. Ma la testa si muoveva a tempo, era più forte di me. Ondeggiavo sulla sedia, occhi socchiusi, sorriso stampato. Poi, dopo uno stacco pazzesco, la canzone riprese un paio di toni sopra, la voce della cantante quasi all’estremo del campo del possibile. Ancora più su, con il basso a fare appena un rinforzo e batterie e rullanti. E apparve – ma da dove? – un coro di migliaia di voci sintetiche a chiudere tutto.
– Ma figurati se con una musica così non ridono mai.
Daniele era tornato con dei capelli lunghi, molto più di quanto avrebbero potuto diventare nel suo mese di viaggio verso l’Origine del Sole. Neri e lisci. Gli coprivano un occhio, assomigliava a Captain Harlock (anche se io preferisco la traduzione letterale: Capitano dei Pirati Spaziali Harlock: Uchū kaizoku kyaputen Hārokku).
Mi sorrise e con un gesto studiatissimo, si spostò i capelli e si alzò. Aveva ancora il suo cappotto nero, lungo fino ai piedi. Si accese una sigaretta e aprì la finestra dalla quale filtrava la luce del tramonto. In controluce il fumo proiettava delle ombre sulla mia stanzetta, sui poster e sulla Playstation sempre accesa. Mi sembrava tutto così inadeguato.
– Non è che non “ridono”, in effetti. Ma quando “ridono” è una cosa diversa. Non c’entra nulla con le nostre risate.
Agitò la mano, meglio di così non poteva spiegarsi. Io lo mandai con il dito medio e ci rimettemmo a giocare a Street Fighters II. Lui era sempre stato il più forte, ma adesso era irritante. Non si divertiva neanche a giocare: una macchina di precisione e velocità. Vinse almeno 15 partite di fila, usando tutti i personaggi, incluso Honda. Il lottatore di Sumo Honda!
– Ecco vedi, i giapponesi ridono così. Triste, no?
Presi una manciata di patatine dalla ciotola e gliele tirai in faccia.
– Un uomo arrabbiato non cattura alcun pesce – disse.
Il CD nello stereo segnava ancora 9 tracce da ascoltare. Ridevamo come due pazzi.
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