Seduto in macchina sul sedile del passeggero, o sul sedile posteriore dietro a mio padre o mia madre, da bambino vedevo le porzioni di mondo dentro i cinquanta centimetri quadrati di vetro temperato ibridarsi tra loro per la velocità del mio punto di vista; tali porzioni di mondo racchiudevano al loro interno avventure che accendevano la mia curiosità anche se ero io stesso quello che le aveva inventate. Quelle avventure non me le sarei mai più ricordate.
Non sono più qui | Il Santo Kolombia
Il tramonto migliore di Monterrey cola dalla Sierra Madre sul petto dei cholos armati della colonia Independencia; seduti agli angoli delle case di calcestruzzo frantumato, osservano la città che si adombra, onorano polvere e terra che si arrossano tra i loro piedi: la resistenza della poesia allo squallore incipiente nella tragedia del Nuevo León. In calle Porfirio Diaz, ogni domenica sera combattono i galli.
Re Granchio | Senzanome
Qualche sera fa, sdraiato nel letto, la mia veglia è sbiadita in un sonno placido mentre mi ripetevo in testa una frase uscita dalle labbra di un amico – Giovanni Stengel o Fernando Pessoa?
Sound of Metal | Membrane
Furono due fischi simili, e ai fischi fece seguito la paura, l’ovattamento, il dolore. Poi fece seguito il silenzio, e il suono dei pensieri prese il sopravvento. Allora pensai che il linguaggio servisse all’uomo per comunicare non solo con gli altri, ma anche con se stesso: per ascoltarsi pensare.
Rifkin’s Festival | Déjeuner sur l’herbe
Davo fuoco al Déjeuner sur l’herbe di Manet, e mi tumefacevo dietro una manganellata in faccia data dalla guardia giurata del Musée d’Orsay, giustamente. Poi venivo ammanettato e sputavo in faccia a un gendarme. Poi venivo condannato e cagavo in mezzo all’aula del palazzo di giustizia. Poi venivo massacrato di botte in carcere e crepavo. Fine del sogno in 4:3.
Il mio amico in fondo al mare | Millennial Bestiario
Fagiano, Phasianus colchicus Il capo verde e cangiante penzolava dal ripiano alto del frigorifero. Aveva un piumaggio molto soffice; eppure si vedeva già quanto fosse freddo. La morte lo abitava e aveva gli occhi spalancati. Nel piatto, con il sugo e le olive, bisognava stare attenti ai pallini conficcati nelle carni perché non scheggiassero i denti.
High Life | J. H. Kellan, uomo di ingegno ed educazione
John Herbert Kellan fu alzato per le ascelle nella luce scarlatta di un sole largo e opulento che gli riempiva gli occhi mentre lo strattonavano.
Un altro giro | Frammento 22
In Icaria, colà per la prima volta danzarono attorno a un capro. Eratostene, Erigone Erigone, che allevò il cane fin da cucciolo, si impiccò a un albero non appena il cane la portò dinnanzi al cadavere di suo padre Icario che quei grassi e scabrosi pastori dell’Attica avevano ucciso a bastonate. Si erano spaventati per l’ebbrezza che la bevanda di Icario gli aveva schiantato nelle chiorbe, tanto che nella notte si erano smarriti in un delirio di vino.
Un volto, due destini – I Know This Much Is True | Elegia del figlio unico
Mi sono mangiato i miei fratelli quando ancora eravamo delle folate di vento e gareggiavamo sotto il ventre dei cavalli al galoppo, tra le rocce e sopra la risacca. Me li sono mangiati, e dalla pancia di mia madre sono nato soltanto io, con un taglio secco, in una schiuma di sangue e carne. Poi ho pianto, ma quello – chi più chi meno – lo fanno tutti.
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