Di Emiliano Dominici
«Cos’è quello?»
Sandro lancia un’occhiata a Corinna, sospira.
«Spezzatino con le patate».
«Chi l’ha fatto?»
«Io».
«E io?»
«Guardavi la tv».
«Ah».
di Redazione
Di Emiliano Dominici
«Cos’è quello?»
Sandro lancia un’occhiata a Corinna, sospira.
«Spezzatino con le patate».
«Chi l’ha fatto?»
«Io».
«E io?»
«Guardavi la tv».
«Ah».
di Redazione
di Stefano Serri
Vorrei essere un poeta per salvarti la vita.
Sei sopra questo letto, senza capelli, senza forza per alzarti. Dolori in tutto il corpo, anche dentro la bocca. Riesci a mangiare soltanto il ghiaccio. Ti abbiamo operato, poi le flebo, le chemio e la radio. Neppure quella è servita.
Io sono solo un medico. Non ho più nulla da darti. Non ci sono medicine, nessun trattamento è appropriato. Non curano. Non servono.
di Redazione
di Roberto Camurri
Avevamo una capra, mio padre aveva pensato che mi avrebbe fatto piacere, che mi ci sarei affezionato, che avrebbe potuto diventare un nuovo animale domestico, scambiare affetto e coccole come già facevamo coi cani. Credo scaricasse su di me il desiderio di averne una, una cosa tutta sua che giustificava indicandomi e dicendo: è per te. Mi piaceva, però, averla lì, sentire i belati, vederla interagire coi cani che le scodinzolavano attorno, gli agguati e le cariche che finivano con testate ai fianchi e i guaiti dei cani che si rintanavano con la coda tra le gambe.
di Redazione
di Caterina Iofrida
Quel che mi scoccia è che, se ho una macchina, lo devo a lui. Quando sono uscita, quella sera, di mio avevo solo i jeans e naturalmente la maglia a righe. Quando la metto mi muovo leggera, non è troppo larga, né stretta, è morbida, non è tanto scollata, così le mie tette, che sono piccole ma belle, non si vedono, ma la loro forma, da sotto quel cotone spesso a righe rosse e bianche, si intuisce perfettamente.
di Redazione
di Paolo Parente Dopo il film non siamo più gli stessi. Lo stiamo pensando entrambi, lo so, mentre lei mette su il solito caffè di quando torniamo tardi da casa di Lucia e Mario. Come non dovessimo, di lì a poco, dormire. E prima del film, com’eravamo? Forse questo me lo sto chiedendo da solo.
di Redazione
di Tommaso Ghezzi Tonio tiene ben separate le valve della fava, spalancata con i pollici ben saldi sui bordi e con una reverenza tattile quasi come contenesse un rosario. Sgrana i baccelli uno ad uno e li appoggia nel mucchio, retto da uno strofinaccio di lino adagiato sulle cosce.
di Redazione
di Valeria Marzano Ha gli occhi azzurri e piccoli, mi invita a togliere le scarpe. Nel frattempo abbassa la persiana, deve entrare giusto un filo di luce, mi dice. Ma sì tu prova quell’accento romanesco che la casalinga adora, ricorda che devi sembrare rassicurante ma giusto un filino inafferrabile, misterioso, affascinante.
di Redazione
di Claudia D’Angelo Ivan c’aveva le fisse per le ragnatele, le slabbrava tutte ficcandoci gli artigli. Ogni volta che giocavamo a nascondino e condividevamo lo stesso rifugio sembrava provare un piacere unico nell’infilarsi negli angoli più sporchi e umidi.
di Redazione
di Rachele Salvini Al cinema mio nonno rideva così forte che una volta ruppe il sedile. Lo schienale si spaccò sulle ginocchia di una ragazza nella fila dietro: mia nonna. Una storia uscita da una commedia romantica di Hollywood.