C’è chi pensa alla storia come a un convoglio corazzato che sfreccia sicuro sulle autostrade del tempo, alimentato da solide relazioni di causa-effetto che portano senza indugio alcuno dal punto A al punto B perché è così che deve essere, in un percorso forse tortuoso ma certamente sensato che ad ogni svolta sembra intonare un inno all’evoluzione socio-economica del genere umano. C’è anche però chi la vede più come una berlina coi freni scassati, lanciata a casaccio su un magma ribollente di umori, intrighi, ambizioni e bassezze che generano catastrofi sempre più improbabili e fantasiose. Si può solo continuare ad andare avanti nell’attesa di venire inghiottiti da un cratere, e probabilmente non sarebbe neanche l’epilogo peggiore.
O forse – interviene il piccolo Steven, il ragazzino timido con gli occhialetti e il cappellino da baseball seduto da solo all’ultimo banco – Forse c’è un’altra possibilità. Anche se viviamo in una società folle e ingiusta, possiamo sempre contare sull’esempio di pochi uomini straordinari. Uomini dai volti anonimi, dagli impieghi insignificanti, dalle abitudini comuni. Uomini lontani dalle alte sfere del potere, per cui ogni vita è importante, uomini che non hanno paura di rischiare. Non potrebbero questi uomini tutti d’un pezzo, che sanno ancora cosa significhi fare la cosa giusta, mettersi alla guida di quella berlina scassata, restituendoci un po’ di coraggio, un po’ di fiducia, anche solo per pochi metri?
E’ un bellissimo sogno, Steven. Un vero sogno americano, in tutto il suo più commuovente candore. Ma guardaci, cosa pensi che faremmo noi, mentre questi uomini straordinari ci dimostrano che, nonostante la nostra razza sia non solo fallibile, ma anche meschina, ridicola e crudele, al mondo esistono ancora persone per bene? Cosa pensi che faremmo, oltre a rimanercene fermi a guardare, estatici e sorridenti, commossi quasi fino alle lacrime? Oltre a sentire all’improvviso che esiste una possibilità, che qualcuno forse riuscirà a tirarci fuori da questo casino? Oltre a chiederci se saranno capaci di salvarci davvero, questi poveri uomini straordinari che dici tu, oltre ad arrivare a convincerci che possano farlo da soli?
Ci sentiremmo un po’ più sicuri, un po’ più umani, un po’ più teneri forse, continuando a viaggiare, stolidi e compatti, verso il prossimo disastro.
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