A sei anni Quentin Tarantino osservava l’abbassarsi e l’alzarsi e l’allontanarsi e il ricongiungersi dei cavalcavia della rete stradale losangelina, un lungo e grasso pitone grigiastro stretto attorno ai pensieri e alle dita sulla gomma dei volanti, a volte cotta dal sole, a volte ricoperta da un velo lucido di sudore steso come bava di lumaca da Burbank a San Fernando, da Santa Monica a Compton, da Long Beach a El Segundo, Torrance, o su a Pasadena, e dalla cenere delle sigarette dei discografici di Bel-Air, degli agenti della Sunset Strip, di Mulholland Drive, della Beverly Crest, o del Benedict Canyon, fino a Hollywood.
Pelle di serpente | È scritto
Da sotto il cappotto grigio sbucavano due gambe esili ma lunghe, simili a parentesi curve che alle ginocchia si allargavano e alle caviglie tornavano strette. Era fermo, di spalle, e ascoltava un vecchio – Sauro si chiamava, il proprietario del bar – che rispondeva alle sue domande su Larin.
Dumbo | C’era una volta
Ho visto questo nuovo film, Dumbo, e ho sperato di tornare un poco bambino, per un attimo almeno, perché ultimamente ho un po’ paura di soffocare; perché, purtroppo lo devo dire, sento un gran peso gravare sul mio capo.
True Detective – Stagione 3 | Vecchie scorie di famiglia
Ha sempre avuto un suo strano modo di guardare le persone – gli altri, non i suoi – negli occhi. Alcune volte poteva arrivare al minuto. Mia madre tirava fuori sempre la storia, con noi ragazzi, che il primo incontro tra lui e suo padre – il padre di mia madre – non andò bene proprio per via di quella cosa degli occhi. Ma è scemo? Maria ti sei innamorata di un altro pazzo? ci diceva lei mimando il nonno, e rideva.
Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità | Un vecchio che soffre
7 dicembre 2018 Oggi mio nipote, il maggiore, è venuto a chiedermi dei soldi. Non mi ha chiesto un prestito, ma se avrei potuto dargli seimila euro. Non mi ha detto che me li avrebbe resi o che avrebbe rinunciato al regalo di Natale. Niente di tutto ciò. Gli servono per pagare lo studio in cui dipinge. Così lo chiama.
First Man – Il primo uomo | Apelle figlio d’Apollo
Aveva perso la strada e aveva perso molte delle cose che aveva fortunatamente trovato nella propria vita; sentiva il terreno lentamente sgretolarsi sotto le piante dei piedi e sotto i quadrati di gomma delle suole delle sue scarpe che non si volevano fermare, nonostante la strada fosse lontana e nascosta dietro a cumuli di sabbia e polvere.
El Mariachi | Piccola rosa rossa
La luce riusciva a filtrare tra le fessure delle assi degli scuri; sulla parete buia, nera, di fronte al suo letto si proiettavano allora alcuni fasci luminosi che un esperto di astronomia, certo non lui, avrebbe potuto considerare elementi di una antimeridiana, e forse sarebbe anche riuscito a leggere l’ora. Mentre Miguel Rivera poteva soltanto ricordarsi – ogni volta che apriva gli occhi e osservava quelle linee – poche e improvvise immagini dei luoghi e dei volti che avevano abitato il suo sonno, e gli piaceva credere che quella meridiana ne governasse il tempo.
The Bad Batch | Deus Ex Machina
Strascica i piedi quando cammina, anche se non cammina molto. Sta fermo a lungo, ma quando cammina lancia una suola in avanti sull’asfalto, la scolla, la spande, la schiocca appena la solleva da terra. E poi anche con l’altro piede. Ora, quello è un pazzo, uno che non ci ha mai chiappato nulla, dicono, ma questo non vuol dire che a me non faccia pena.
Easy Rider | Libertà e paura
Il letto del neonato è bloccato a terra in una cella piccola e stretta. Questa cella angusta si trova all’interno di un’altra cella non molto più grande che può contenere un numero di persone considerabile un nucleo familiare, e le cui chiavi – di questa cella, chiamiamola pure familiare – sono tenute dai genitori del neonato; e sono tenute ben strette, il più possibile al sicuro. Non è strano che i detenuti possiedano le chiavi della propria cella?