Nell’ora del silenzio e degli sguardi rapiti quando la terra freme sotto i tuoi passi di ragazza dagli occhi scintillanti a me basta una finestra.
Psyco | Non asciugarsi i capelli
Era un giorno come gli altri, ordinario e di routine, senza il minimo segno che lasciasse presagire cosa sarebbe successo. Janet si alzò insieme a suo marito, Norman, gli preparò la colazione e lo salutò quando uscì per un appuntamento di prima mattina. Rimase sulla porta, salutandolo con la mano mentre lui se ne andava in macchina dalla loro nuova casa, adagiata su una collina. Quella casa era soprannominata “di vetro” per le sue enormi finestre cielo-terra inondate di sole da ogni lato. Tornata in cucina bevve il suo caffè della mattina, scorse i titoli del giornale e aspettò che i due figli adolescenti scendessero. Preparò per loro alcune frittelle, poi corse di sopra a vestirsi per andare a lavoro.
Vertigo – La donna che visse due volte | Tutti i fantasmi
All’età di cinque anni ho visto il mio primo fantasma. Per le vacanze di Pasqua la mia famiglia si riuniva nella casa di campagna di zia Sofia, che poi non era veramente mia zia, non c’era alcuna parentela, solo che io l’ho sempre chiamata zia. Io e mia cugina Anna, che invece era davvero mia cugina, dormivamo in mansarda. Nonostante il soffitto basso e inclinato e i mobili scuri e pesanti, la stanza era inaspettatamente luminosa e calda e mi piaceva stare lì. Forse per le cose strane che si trovavano aprendo un cassetto proibito o per i libri con le copertine morbide impilati sullo scaffale. Ci piaceva prendere i libri di nascosto dallo scaffale e lasciare le impronte sulle copertine.
La finestra sul cortile | Estate in balcone
Di Alice Diacono
Nel mio palazzo non lavora nessuno, stanno tutti tutto il giorno a casa a farsi i cazzi degli altri e ad andare e venire dal cancello. Io per prima mi faccio i cazzi degli altri, perché adesso che è estate sto sempre a scrivere e a studiare sul balcone, specie nell’ultimo periodo in cui ho avuto una bronco-polmonite che mi ha “costretta” a casa. Costretta è una parola buffa se si pensa che di solito mi devo auto-costringere a uscire di casa. Mica me ne posso andare io, “ho una portineria ben avviata io! C’è gente che va, gente che viene!” (così Totò nella Banda degli onesti), ho da fare qua, a osservare la vita che scorre placida e anche non tanto placida in questo condominio di periferia pedemontana.