Di Luisella Cardinale
Nel mio palazzo non lavora nessuno, stanno tutti tutto il giorno a casa a farsi i cazzi degli altri e ad andare e venire dal cancello. Io per prima mi faccio i cazzi degli altri, perché adesso che è estate sto sempre a scrivere e a studiare sul balcone, specie nell’ultimo periodo in cui ho avuto una bronco-polmonite che mi ha “costretta” a casa. Costretta è una parola buffa se si pensa che di solito mi devo auto-costringere a uscire di casa. Mica me ne posso andare io, “ho una portineria ben avviata io! C’è gente che va, gente che viene!” (così Totò nella Banda degli onesti), ho da fare qua, a osservare la vita che scorre placida e anche non tanto placida in questo condominio di periferia pedemontana.
Già da piccola avevo una passione per osservare le vite dei vicini. Con i binocoli di mio padre stavo sul balcone almeno un’ora al giorno e su un quaderno che conservo ancora appuntavo tutti i movimenti. “Asti, 2 Luglio 1996. Ore 17:30. la signora del quarto piano del condominio a Sud-Est ha bagnato le piante. Gli inquilini del terzo piano del palazzo tutto a Ovest non tirano su le serrande da due giorni. La signora a piano terra del mio cortile ha steso i panni e poi si è lamentata dei piccioni sul balcone.” “Asti, 4 Luglio 1996. Ore 10:00. La signora del piano terra non ritira i panni da due giorni. Strano. Sarà sparita? Sarà morta?” e così via. Ho avuto un’infanzia divertentissima.
Ecco perché adesso provo così tanto piacere nel guardare in diretta i miei vicini di casa dal balcone, è come guardare la televisione. Tanto più che in questo palazzo abitano:
- L., un musicista maledetto sulla cinquantina, magrissimo, alto e con i capelli lunghi, che sembra uscito da uno di quei film dove delineano i personaggi in maniera grossolana tra cui quello del musicista maledetto, depresso e alcolizzato ma anche gentile e insicuro. Si ascolta gli Smiths a tutto volume alle quattro di notte e poi viene a scusarsi pentito il giorno dopo. Passa le giornate a fumare sul balcone in mutande e sento l’odore di chiuso e di fumo della sua casa che sale su ed entra nel mio di balcone, insieme alla musica del suo pianoforte.
- Una coppia all’ultimo piano, sulla quarantina, lui skinhead tatuato che insegna thai box, pilates e arti marziali; lei trucco scuro e magrissima. Vivono una relazione tormentata, un amore passionale e devastante che li porta a lanciarsi cose addosso e urlarsi dietro per giorni e notti e poi a trombare come dei ricci in ogni luogo della casa, e dopo le litigate più violente lui torna a casa con mazzi di rose per scusarsi e poi ritrombano. Io e la sudamericana loro dirimpettaia siamo molto preoccupate che possa succedere qualcosa di grave e ci siamo scambiate i numeri di telefono, con la promessa che alla prossima sfuriata chiamiamo i caramba.
- La suddetta sudamericana, C., anche lei sulla quarantina, biondo platino e labbra a canotto, sempre vestita succinta, con un barboncino di quelli coi ciuffetti in testa, che torna a svariate ore con svariati uomini attempati e svariati mazzi di fiori lussureggianti scendendo da svariate macchine lussuose. Lei è quella che mi sta più simpatica di tutti e ci fumiamo della gran sigarette giù in cortile, scambiandoci preoccupazioni e pettegolezzi sulla coppia tormentata.
- Marito e moglie, A. e G., sulla sessantina. Hanno due cani, che per conformazione fisica (bassa e pelosa) e caratteriale io e il mio ragazzo-coinquilino abbiamo soprannominato i “tappetini”, i quali vengono portati a spasso (anche se ormai la teoria più accreditata vuole che siano loro a portare a spasso i padroni) ben SEI volte al giorno, cosa che fa sì che alcuni giorni escano effettivamente più di me. Lei è in pensione e dipinge solo quadri che rappresentano “tappetini”, lui è un ex rappresentante di macchinari medici che, stanco della pressione di quell’ambiente di lavoro, ha mollato tutto e si è messo a fare il ciappinaro (in bolognese = quello che fa i “ciappini”, cioè gli “aggiustini”, ovvero l’aggiustatutto).
- Infine, una coppia di ragazzi giovanissimi al piano terra, sulla ventina, con un bambino di cinque anni e un gatto che spesso rimane chiuso fuori casa mentre il bambino spesso rimane chiuso dentro da solo. Non si capisce bene la composizione di questa famiglia in quanto c’è sempre gente che va e che viè, e la sera davanti all’appartamento c’è un tale odore di ganja che appena apri il portone del palazzo sembra di entrare nel peggiore coffee shop di Amsterdam o nel migliore bar di Kingston, dipende dai casi. La loro particolarità è che lui ha un laboratorio in cantina in cui sta chiuso giorno e notte ma non abbiamo ancora capito ci cosa faccia; l’altro punto forte è che invece di stendere i panni su dei fili o su degli stendini come fanno tutti loro hanno messo delle assi di legno in balcone su cui buttano a stendere i panni tutti appallottolati. Molto ingegnoso.
A completare il quadro ecco che abbiamo le tartarughe condominiali che vivono nel giardino, chiamate “le tartarughe incestuose” per via della turpe abitudine, seppur obbligata, di accoppiarsi tra genitori e figli. Tutti lanciano loro le verdure direttamente dal balcone e qualche settimana fa L., il musicista magro e depresso, per questo motivo si è slogato una spalla.
Così, siccome quest’anno non andrò in vacanza e a causa della mia disoccupazione e del mio squattrinamento cronico passerò l’estate interamente sul balcone, ho ripreso le vecchie abitudini tenendo un quaderno dove appunto quello che succede durante la giornata. “Bologna. 12 Luglio 2018. – Ore 10:00. C. torna a casa dopo due giorni su una macchina rossa. Dove sarà stata? Avrà un nuovo amante? – Ore 14:30. L. ha cominciato a suonare il pianoforte. Sta facendo un pezzo che sembra una via di mezzo tra “Cara Valentina” di Max Gazzè e “Monica” di M¥SS KETA – Ore 15:30. I tappetini escono per la loro terza passeggiata giornaliera. Tutto regolare. Ore 19:00. Il bambino F. ha fatto cadere una molletta giù in cortile e poi è andato a riprenderla.”
Sarà un’estate bellissima.
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