di Elisabetta Meccariello
La Donna che non si staccava dal passato spendeva un mucchio di soldi. Per prendere il treno acquistava due biglietti, sull’autobus timbrava due corse, al cinema pagava due ingressi. Signora – le dicevano – il suo bagaglio occupa il posto riservato a un altro utente. O paga per due o non possiamo farla entrare. Ma questo non è un bagaglio – replicava – sono i miei ricordi.
Mi dispiace – senza troppa convinzione – il regolamento è chiaro, doppio ingombro doppio ingresso. Così lei prendeva il portafoglio e pagava. Anche al ristorante le intimavano una maggiorazione del conto. Ma com’è possibile – si infuriava – il mio passato non mangia e non beve, non consuma, non sporca, non spiluzzica il pane del cestino lasciando le briciole sulla tovaglia, perché dovrei pagare di più – si lamentava. Per il coperto Signora – senza troppa convinzione – il coperto è obbligatorio.
Insomma, alla fine del mese era sempre al verde. Cosa dovrei fare – piagnucolava tra sé – non posso di certo abbandonare il passato, come faccio, i ricordi, le parole, gli abbracci, dove andranno, dove finiranno, come faccio a lasciar andare quello che è stato, le persone che non ci sono più se non le tengo strette se ne andranno per sempre.
I guai per la Donna che non si staccava dal passato non erano solo economici. Ogni giorno il passato pesava un po’ di più e lei si trascinava dietro questo macigno aggrappato alle caviglie e ai fianchi e alle braccia e questo ingombro sgomitava, si contorceva, emetteva suoni bassi e vibranti e guardandolo bene si vedevano spuntare sorrisi del 1995, carezze del 1991, liti del 1998. Dovrà liberarsi di qualcosa, solo qualcosa – le ordinavano i medici, senza troppa convinzione – non succederà niente, vedrà che si sentirà più leggera, qualcosa di piccolo, di meno significativo, ci pensi, la farà stare meglio. Altrimenti saremo costretti ad amputare, non c’è altro da fare. Lei ci pensò e ci ripensò, in effetti non riusciva più nemmeno a spostarsi da una stanza all’altra della casa, c’era sempre uno spigolo di troppo oppure le porte erano rimpicciolite, sì, sicuramente era così, le porte erano diventate più piccole. Alla fine lasciò sul comodino un gelato amarena e panna montata, in un pomeriggio assolato, con sua madre che teneva in mano un tovagliolino per pulirsi la bocca, gli occhiali con la montatura marrone e un filo che le scendeva sul collo, quel suo odore di amore, le sedie di plastica bianche, un cucchiaino rosa. È solo un momento – si ripeteva – non succederà niente se lo lascio qui. In effetti non successe niente. In effetti si sentiva meglio. Così la Donna che non si staccava dal passato tutte le mattine lasciò qualcosa ai piedi del letto. Qualcosa di piccolo, senza un valore apparente. Finché una mattina si rese conto di non avere più niente da dimenticare. Improvvisamente era vuota e leggerissima. Niente la tratteneva ancora a terra e così la Donna che non si staccava dal passato volò via. Nessuno la vide mai più.
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