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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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The Hitcher | Un passaggio

31 Luglio 2019 di Redazione

di Gianluca “Borg” Borgogni e Roberto Donati

 

Notte fonda e scurissima sulla Route 66, passato Gallup, in Nuovo Messico. Greg guida in questo ventre nero nonostante sia molto stanco.

Greg è un commesso viaggiatore: giacca e cravatta, orologio modello “patacca” e ventiquattrore; ha anche una Bibbia Greg. Viaggia da ore, e vorrebbe essere già a casa da moglie e figli. Solo che adesso sono lontani e stanno per dormire il sonno dei giusti, pensa.

La radio blatera scomposta quando, inopinata, sul ciglio della strada e dentro la corolla di tenebra della countryside, appare una donna che zoppica e si trascina dolorante. I tagli obliqui dei fari della macchina di Greg la investono scheggiandone la figura, in maniera irregolare e sfalsata. Adesso Greg riesce a vederla meglio: ha i vestiti stracciati, è sanguinante, in stato confusionale.

Rallenta per intercettare questa sagoma diretta verso il nulla del paesaggio americano. Si ferma, le chiede chi è, cosa le sia successo, come si sente. Quel che si sente rispondere, sono discorsi vaghi e confusi: la donna, in ogni caso, chiede aiuto. Una parola, lungo questa strada lunga diritta infinita! Greg la fa salire in macchina, con cura. La donna, piano piano, si tranquillizza ‘. Resta allarmata e spaventata, ma i nervi – di fronte alla presenza benevola di Greg – le si distendono. Lentamente, si confessa: si chiama Claire, ha 39 anni, si trovava in un bar accanto allo Zia Motel, il luogo dove è stata aggredita.

Greg, turbato, chiede alla donna di raccontare altri dettagli. Lei, forse per scaricare il peso, acconsente. Racconta di quest’uomo conosciuto nel bar, all’apparenza distinto, gentile nei modi, desideroso di conoscerla e ascoltarla. Qualche bicchiere di troppo lascia cadere i freni inibitori, i due si appartano nella camera dell’uomo, nel vicino motel. Si baciano e si sfiorano, ma l’uomo è nervoso. Claire lo tocca, lo tocca in mezzo alle gambe e non sente erezione. Gli chiede se non ha voglia di lei, ma l’uomo risponde che è peccato ed è sposato. Greg distoglie per un attimo lo sguardo dalla strada, osserva Claire e le chiede se fosse stato davvero così, che l’uomo fosse sposato. Claire annuisce, aggiungendo però che era stato l’uomo a portarla in camera.

Il racconto continua. L’uomo la bacia con sempre maggior irruenza, stringendola sempre più forte, fino a farle male, ma il suo sesso resta flaccido. Mentre la bacia, non potendo rinunciare a farlo, borbotta: “Sei il peccato, sei il peccato, sei il peccato!”. Non è più l’uomo gentile e assertivo del bar, e quella camera si sta riempiendo di tensione pericolosa. Claire prova a chiedere aiuto, a urlare, ma l’uomo le tappa la bocca. Claire prova a reagire, ma l’uomo è forte e pare dominato da un raptus irrefrenabile.

Greg, scosso, chiede a Claire perché lo ha fatto, perché ha tentato quell’uomo. Claire risponde stizzita, lei non ha tentato nessuno e quell’uomo era soltanto un bacchettone impotente e frustrato. Greg urla in faccia alla donna, che lei è soltanto una puttana, una puttana, il peccato!

Di nuovo nella camera del motel, adesso le mani dell’uomo stringono il collo di Claire, forte, sempre di più, fino a che qualcosa non si spezza, irrimediabilmente. L’ultimo sguardo di Claire, distesa sul letto e con l’uomo sopra, è rivolto a una Bibbia aperta, sul comodino.

 

The Hitcher | Un passaggio | Illustrazione di Gianluca “Borg” Borgogni

 

Greg guida, la radio blatera scomposta. Accanto a lui non vi è nessuna donna, solo un posto vuoto e un dépliant dello Zia Motel. Nessun ospedale verso cui andare, nessuna donna ferita da aiutare. Nella mente di Greg, istantanee del corpo esanime nel portabagagli della macchina, poi il percorso nella notte finché – ebbro e confuso per l’alcool e l’atto compiuto – sul lato della strada intravede un fossato.

Vi scarica la salma, in posa abbandonata e casualmente struggente. Greg non può fare a meno di sfiorare Claire una volta ancora, con la mano che scivola nelle fredde parti intime. Poi risale in macchina e riprende a guidare, guida ininterrottamente, immerso in un’allucinazione da febbre.

Alle prime luci dell’alba, entrando in città, Greg non torna a casa ma si dirige, lento, verso la stazione di polizia. Sembra volersi costituire, poi ci ripensa, prosegue oltre e chiama sua moglie: nel chiederle come stanno i figli, le dice che è vicino adesso, che è tornato a casa. Tuttavia, se anche questo fosse un altro sogno a occhi aperti? Chissà se Greg ha davvero una moglie e dei figli. Chissà se Greg è davvero arrivato nella sua città. Forse quella notte non è ancora finita e non finirà mai, così come il lungo serpente d’asfalto da percorrere della Route 66, passato Gallup, in Nuovo Messico.

 

Gianluca Borgogni, classe 1990, nasce a Montevarchi e adesso vive a Laterina. Disegna, dipinge, illustra, guarda film, legge fumetti e libri, pesca, cura l’orto e tira avanti. Come i più è un moribondo malato di longevità, chissà poi per quanto. Ma, appunto, tira avanti e attende quel che arriverà.
Roberto Donati è docente nella scuola pubblica, è scrittore e sceneggiatore, è appassionato di narrazioni torbide e fantastiche. Esperto di cinema, ha pubblicato numerosi saggi, individuali e collettanei, anche su autori e film di genere. L’ultimo è C’era una volta il West di Sergio Leone, per i tipi di Gremese. Co-autore del romanzo a fumetti horror L’abisso è ovunque (Weird Book, 2019), si spaventa ancora oggi con Vertigo di Hitchcock.

 <– Leggi il precedente Bellissimo della Bocciofila

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Postato in: bellissimi, La scena tagliata Tag: autostop, bellissimi, bibbia, Gallup, i bellissimi della bocciofila, Nuovo messico, Robert Harmon, The Hitcher Fai un commento

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