È difficile trattenere la memoria onirica, bisogna afferrarla in quel breve istante che precede la veglia, quando il ricordo sfugge da ogni poro, lasciando un generalizzato formicolio sottocutaneo e un fotogramma da cui ripartire. Il mio è un braccio metallico, e tanto basta per seguire a ritroso, come sotto ipnosi o interrogatorio, ogni movimento del sogno, per provare a prenderne possesso prima che sfumi in una inquietudine che via via si dirada come nebbia col giorno che avanza.
Tutta colpa di Freud | Il senso di M.G. per la psicanalisi
di Valeria Marzano Ha gli occhi azzurri e piccoli, mi invita a togliere le scarpe. Nel frattempo abbassa la persiana, deve entrare giusto un filo di luce, mi dice. Ma sì tu prova quell’accento romanesco che la casalinga adora, ricorda che devi sembrare rassicurante ma giusto un filino inafferrabile, misterioso, affascinante.