Siamo così soli che cerchiamo compagnia nelle nostre divise. Non cattivi, no: giusti. Di una giustizia superiore alla legge. Siamo così deboli che a fatica riusciamo a dire no se qualcuno ci guarda storto. Quando siamo insieme, spalla a spalla, siamo capaci di ripulire lo schifo. Siamo così spaventati che basta un topo di fogna, affamato, a farci fremere il cazzo con un’erezione maestosa che esige soddisfazione e vendetta. Siamo l’ultima trincea che tiene a bada spacciatori, zecche, ladri, quegli stronzi che guardate storto per strada, che sgasate ai semafori.
Noi siamo come voi. Con più coraggio, con più determinazione, con più voglia di non farsi prendere per il culo da nessuno. Siamo in prima fila anche se non c’è nessuna guerra. Siamo il decoro quando alle quattro di mattina urlate e gli ubriachi non vi fanno dormire e ridono di voi, delle vostre minacce, delle vostre secchiate d’acqua. E se non ci siamo, sperate, sognate il nostro arrivo. Siamo la voglia sacrosanta, insopprimibile, per una volta, di avere ragione per forza, di vincere per forza. Di farla finita con queste storie, formalità, udienze, avvocati. Di fare giustizia subito, ora, senza aspettare.
Siamo proprio te. Con gli anni di studio, il volontariato. Siamo te che quando non ci voleva stare l’hai tenuta ferma e lei alla fine mica ha protestato. Siamo le tue barzellette sui froci, sui negri, sugli ebrei. Siamo il tuo chissenefrega tanto lo fanno tutti. Siamo quelli dalla parte giusta, dalla tua parte.
Quando pensi di averci in pugno, siamo amici di uno più in alto, più potente. E tutto rallenta fino a fermarsi, fino a che non è dimenticato, ricordo di un ricordo. E tu diventi un rompicoglioni, uno che cerca rogne. Ci aiuti anche tu, anche senza volere. Quando in autobus o sul treno stai zitto invece di protestare, perché alla fine gli zingari rubano e puzzano. All’università quando un concorso sai già chi lo deve vincere e non partecipi. Quando mandi affanculo il terzo ambulante che ti vuol vendere un accendino.
Finalmente siamo a casa. Possiamo tutto, siete tutti con noi. Anche solo per paura, segreta, inconfessabile, di finire dall’altro lato. Fra quelli che devono nascondersi o abbassare la voce, tenere gli occhi a terra, non dare fastidio, non pretendere ciò che gli spetta. Quanto è più bello sentirsi potenti invece che uguali? Più forti, più intelligenti, migliori dello spacciatore all’angolo. Quanto è più semplice il mondo quando accettate che esistono dei buoni e dei cattivi da punire?
Noi dormiamo sonni tranquilli. Non ci svegliamo nel cuore della notte chiedendoci se abbiamo sbagliato. Se sia giusto scegliere chi punire e chi no. Ci addormentiamo contenti di essere tutti uno, cullati da questo caldo brodo di fratellanza. Siamo bambini che non hanno bisogno di pensare. Abbiamo sempre ragione. Sempre.
E voi annuite o ci guardate in silenzio. Cos’altro potreste fare?
Cosa?
Bel pezzo, decisamente.