di Roberto Donati
È il 30 agosto 2015 e fa molto caldo, ma tu, con la mente, sei altrove. Altroquando, per la precisione. Al 12 marzo 1991, e fa molto freddo.
Non hai ancora undici anni, sei in prima media, i tuoi genitori sono tutto sommato appassionati di cinema e ti hanno già fatto vedere tanti Disney, molti Hitchcock (quanto ti piace!), qualche noir, 2001: Odissea nello spazio (che danno sempre a Capodanno e ti incanta sempre senza che tu ci capisca una sega).
Tu però cominci a essere appassionato di horror, i tuoi compagni di classe (soprattutto quelli bocciati, che per non subire angherie ti sei fatto subito amico) te ne parlano sempre, sei uno dei pochi a scuola che sa cosa sono le mestruazioni per averlo letto in un libro proibito che i tuoi tengono in una mensola in alto ma tu, quando non ci sono, prendi la scala e te lo porti in bagno insieme a Topolino e anche questa sapida conoscenza, a scuola, ti fa evitare molte angherie.
Brami il sangue che dal tuo corpo non esce e vorresti vedere La casa, Venerdì 13 e compagnia bella, convinto di avere già un’idea chiarissima di cosa sia realtà e cosa finzione. I tuoi non sono altrettanto convinti e te li boicottano uno a uno. Ma il 12 marzo 1991 capitolano, perché quella sera in televisione, su Italia 1 alle 22.30, daranno Nightmare – Dal profondo della notte di Wes Craven e questo è il più gettonato di tutti e tu non puoi davvero perdertelo, altrimenti non saprai di che parlare nei giorni futuri a scuola. La tua intera vita potrebbe non avere più senso.
È da una settimana che gliene parli, ai tuoi genitori, e alla fine li hai convinti. Per di più, da qualche mese hai il videoregistratore, un Mitsubishi costato un milione di lire che ti durerà più di dieci anni, e non avrai nemmeno bisogno di fare tardi, ché magari il giorno dopo c’è il compito di Matematica e bisogna andare a letto presto. Lo registri, con la paura che non hai digitato la complicata programmazione per bene e qualcosa possa andare storto. Dormi a fatica, emozionato – di quell’emozione che ricapiterà più così nella vita? Il giorno dopo subito controlli: c’è. Ma i tuoi ti hanno costretto a un patto infernale: mentre sarai a scuola, loro pre-vedranno a casa il film e lo giudicheranno se accettabile o meno per la visione. Un’angheria ben peggiore di quelle scolastiche, ma l’hai accettata. A scuola, per una volta, non segui niente – e il compito di Matematica per fortuna non c’era. La tua testa è altrove. Altroquando, al pomeriggio in cui finalmente lo vedrai. Come torni a casa, però, con la nonchalance dei boia, ti viene detto che non è stato giudicato accettabile e che è stato cancellato, registrandoci sopra. Non ci credi, e controlli. Non ci credi nemmeno quando scopri che la tecnologia di un videoregistratore Mitsubishi, in mano a due genitori senza cuore ma analogici, non ha funzionato. Il film c’è, e quando lo vedrai non è solo uno dei film horror più belli di sempre (ancora oggi lo pensi, e ancora oggi amerai lo sgangherato, grezzo, imperfetto Wes Craven molto più di un John Carpenter per esempio). No, già lo senti che quella vhs sarà una metafora di vita, un quadrilatero di passione, un parallelepipedo di ribellione, un tetragono di fuga dalla realtà. Come nei sogni, dei quali questo film ti insegna a non fidarti. Un monolito di conoscenza, infine ‒ sì, proprio quel dannato monolito di Capodanno.
Fosse anche solo per questo, e non è mai solo per questo, grazie Wes.
Roberto Donati è docente nella scuola pubblica, è scrittore e sceneggiatore, è appassionato di narrazioni torbide e fantastiche. Esperto di cinema, ha pubblicato numerosi saggi, individuali e collettanei, anche su autori e film di genere. L’ultimo è C’era una volta il West di Sergio Leone, per i tipi di Gremese. Co-autore del romanzo a fumetti horror L’abisso è ovunque (Weird Book, 2019), si spaventa ancora oggi con Vertigo di Hitchcock.
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