di Raffaele Mozzillo
Manca un passo da quella che si potrebbe definire una fine. Perché così si è deciso. Arriviamo là, poi ognuno per la sua strada.
E arriviamo prima là, ho fatto io. Quattro ossa rotte non bastano a frenare la realizzazione dei nostri intenti, quando si è scelto non si torna più indietro.
Arriviamo là, e poi ognuno –. Sì, ma arriviamoci.
E così ci siamo. Un passo e ci siamo. Se solo ti fermassi un attimo a guardarmi… Se ci fermassimo un attimo capiremmo l’errore che stiamo commettendo. Ci guarderemmo negli occhi e ci diremmo che in fin dei conti la nostra vita era degna, accettabile, una vita come tante ma pur sempre una vita.
Oppure senza dirci niente, avremmo capito tutto: che più di quello che abbiamo fatto non si poteva. Che abbiamo faticato, ci siamo rotti le ossa.
La schiena a pezzi. I desideri sopiti. Il sudore che ci abbiamo messo, lo sforzo che abbiamo compiuto, gli insulti che non ci siamo detti e il male che non ci siamo voluti fare.
Perché quando non c’eri piangevo. Lo so, anche a me è capitato. Ma non bastava mai per mettere insieme i pezzi di due puzzle diversi dentro la stessa scatola. Non bastava mai far finta di niente, nascondere ciò che avevamo perso, tenendoci stretti quel poco che invece eravamo riusciti a tenerci.
Non bastava mai e non è bastato dirci che se ci fossimo convinti da soli che non avevamo bisogno di nulla, anche il nulla ci sarebbe bastato. E siamo arrivati fin qui, a questo punto: a questo capo estremo di noi due assieme.
Manca un passo – uno e uno soltanto – e nessuno dei due ha intenzione di cedere. Nessuno dei due che si volti a guardare l’altro, lì a fianco.
Arriviamoci, ho fatto senza sapere se eri ancora lì. E arriviamoci, non hai detto senza sapere dov’ero. E non ci siamo più fermati.
Bello, Raffaele!