di Viola V. Giacalone
Ufficio del conte visconte di Valmont, mattina.
Caro Diario,
Oggi mi sono alzato di buon’ora, ho passeggiato in giardino dopo una copiosa colazione a base di uova di quaglia e funghi trifolati. Ieri sera ha piovuto e oggi l’aria era fresca. Ho dormito… piuttosto male, a essere sincero.
Ho poi ricevuto il tappezziere che, come convenuto, mi ha mostrato i nuovi tessuti per arredare l’ingresso. Ho scelto del Lampasso bordeaux e un finissimo broccato d’oro. Ora che sono nel luogo che più mi è familiare, e che il suono dei ciocchi schioppettanti nel camino mi conforta, posso mettere nero su bianco le preoccupazioni che mi affliggono, e che da un po’ di tempo a questa parte disturbano il mio riposo.
È già un mesetto che io e la Marchesa de Merteuil abbiamo iniziato questo gioco di seduzione, scegliendo come vittima Madame de Tourvel, una persona rispettabilissima e, a dirla tutta, una gran bella donna, un po’ ingenua forse, però vabbè.
Qualche giorno fa sono andato a trovarla, come la Marchesa mi aveva chiesto, o dovrei dire: obbligato.
Sono uscito di casa controvoglia quel giorno. Era una giornata umida e mi doleva la cervicale, ma con due pizzicotti mi sono motivato. Un seduttore deve sempre essere pronto. Sono arrivato alla sua casa, dove mi aspettava camminando avanti e indietro come una tigre in gabbia. Quando sono entrato e mi ha visto, mi ha baciato con grande passione e sentimento, con la lingua. Le ho detto subito che ero andato lì per lasciarla e, come suggerito dalla Marchesa, questa mia scelta trascendeva ogni mio controllo.
È in quel momento che ho iniziato a sentirmi a disagio. Continuavo a ripetere questa frase di cui avevo perso il senso, mi sembrava finta. Sentivo la bocca un po’ impastata perché non avevo bevuto abbastanza acqua e faceva caldo nella stanza. Trascende ogni mio controllo, che vuol dire? Penso che Madame de Tourvel stessa se ne sia accorta, perché ha chiesto: “Che significa questa frase? Ti senti bene? Continui a ripetere questa cosa… non so, vuoi un bicchier d’acqua?” Allora ho sentito un grande imbarazzo e ho urlato: “Trascende ogni mio controllo!” e per evitare che continuasse a farmi domande l’ho spinta a terra. Si è messa a piangere e le ho tirato i capelli, poi me ne sono andato di corsa. Che figura, veramente. Ecco cosa mi turba. Io non lo sento più mio questo gioco, il ruolo del seduttore mi sta stretto. Per tanti anni sedurre mi ha dato grandi soddisfazioni, piaceri intensi che molti non conosceranno mai. Ma questa volta mi sono sentito un povero coglione. Qualcosa che non sono in realtà: ho studiato, ho un buon patrimonio messo su onestamente… ma alla mia età, si può ancora? Sono stanco, ecco tutto. Per lo più questo “gioco”, come lo chiama lei, mi prende tantissimo tempo, che potrei impiegare in modo più utile.
Qualcuno interrompe Valmont. È il domestico:
“Monsieur Valmont, una lettera della Marchesa de Merteuil”
“Ti ringrazio Biagio, lasciala qui. Resta per piacere”.
Valmont apre la lettera con aria turbata.
Valmont,
Spero che voi abbiate fatto ciò che vi avevo richiesto. La poverina deve aver sofferto, ma è uno spirito semplice e insipido, incapace di provare grandi passioni. Vi dimenticherà presto. Per quanto vi riguarda, potrete presto gustare il frutto del vostro duro lavoro. Siete un valido giocatore e che gli anni non hanno scalfito la vostra arte. Sono quindi ansiosa di ricompensarvi…raggiungetemi al boudoir domani sera, alle nove
Valmont scuote la testa e riprende a scrivere il suo diario, con rinnovato vigore.
Perché parla così? Sono esausto. Capisco solo adesso che questa donna ha dei problemi: “Spirito semplice e insipido”, dove le trova? Certo, ognuno di noi deve ingegnarsi per trovare qualcosa che ci faccia sentire vivi, sia anche per un attimo, però un po’ di leggerezza, Cristo, non guasta. Potessimo una volta vederci per una cenetta tranquilla, frugale, solo tra noi, senza preamboli e grandi aspettative. Ora le scrivo:
“Marchesa,
Diamoci del tu, e già che ci siamo: ma se cucinassi io domani sera?”
“Che ne pensi Biagio, troppo diretto?”
“Mi sembra un buon accroche Signore”
Viola Valéry Giacalone nasce a Firenze nel ’96 in una famiglia di artisti che cercano di dissuaderla dal fare l’artista. Falliscono e lei parte per Parigi, dove si è appena laureata in Letteratura. Fa foto, mette i dischi, ma soprattutto scrive, sul cinema per In Fuga dalla Bocciofila, di altre cose magiche e politiche per i suoi progetti e presto per altri magazine (datele tempo).
Bene come sempre . Ma ho gustato e mi sono emozionata piu x altri.partecipavo di più. Ma….GOOOOO . Siamo in attesa!