• Chi siamo
  • Contattaci

In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche su controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
  • Home
  • Categorie
    • Anatomia di un fotogramma
    • Cartoline dal foyer
    • La scena tagliata
    • La sindrome del personaggio secondario
    • Lo sfogone
    • Oceani di autoreferenzialità
    • Recensioni vere
    • La recensione di Ferruccio Morandini
    • La vertigine della lista
  • Festival
    • Festival dei Popoli
    • Festival di Cannes
    • L’arte dello Schermo
    • Lo Schermo dell’Arte
    • Torino Film Festival
  • Haiku
  • Archivio
    • Indice Alfabetico
    • Archivio per mesi
  • Cerca

Dogman | Riconosco il tuo sapore mangiando la neve

22 Maggio 2018 di Redazione

di Elisabetta Meccariello

Fino a che punto sei disposto a spingerti per essere accettato. Cosa sei pronto a dire o a nascondere per mostrarti come gli altri ti vedono o credono tu sia. Siamo sotto tiro. Abbiamo storie da raccontare con gli occhi chiusi e una mano sulla bocca. Possiamo sempre essere un’altra versione di noi stessi. Con qualche orpello, celando le sbavature e spostando gli accenti, quando fa comodo, quando gli altri ce lo chiedono. Teniamo un sorriso di scorta. Fino a che punto sei disposto a esporti per essere amato?

– Questa non è una domanda, devi trovarti in quella precisa situazione per sapere cosa farai. E non è detto che tu lo capisca. Le cose accadono e basta.

– La tua è proprio la risposta di chi vuole farsi accettare.

(Guardava a terra e con la punta della scarpa smuoveva i sassi e la sabbia, era un movimento lento e concentrico, con un’eleganza che non credevo avesse, restava in equilibrio su una gamba, si chinava e raccoglieva un sasso).

Lui non si esponeva mai. Mai una presa di posizione solida, mai un’opinione forte, un’azione istintiva. Il suo pensiero era fluido, si adeguava a qualsiasi contesto relazionale. Le sue azioni prevedibili. Non potevi pienamente intuirne i gusti, le inclinazioni, i capisaldi, perché la sua versione delle cose era sempre in bilico, si adattava a tutto, poteva assumere qualsiasi forma e colore e odore. Eppure c’era una pulsazione nei suoi gesti, nel suo stare fermo e tacere. Qualcosa che racchiudeva e condensava tutti i presagi, le paure, le giornate inconcludenti. Qualcosa che racchiudeva tutti quegli attimi confinati nella coda dell’occhio. Quegli attimi che credi di vedere ma non esistono, che non vedi ma sai che sono lì.

(Con i polpastrelli accarezzava la superficie del sasso, poi lo prendeva tra pollice e indice e lo teneva a mezz’aria, davanti agli occhi, con una fermezza che non credevo avesse, ne scrutava lo spessore. Desideravo che sfiorasse anche me con quella cura, ma noi ci tenevamo per mano senza toccarci. Si tolse le scarpe e mise i piedi nell’acqua).

– Quando ti arrabbi gli occhi iniziano a tremare, è un attimo, una scintilla ti lacera il bulbo oculare, si apre uno squarcio di luce e buio e io riesco a vedere oltre, dentro la tua testa. Tu sbatti le palpebre due volte, velocemente, come se ci fosse un granello di polvere, poi un rigagnolo di sangue scende sulla guancia, non te ne accorgi, è un attimo, un istante in cui la rabbia ti succhia la ragione.

Adesso lo vedevo nella casa di sua nonna, in una grande cucina con i muri in tufo, i piedi si scaldavano sul braciere mentre mangiava patate e cipolle cotte nella cenere. Dalle finestre il bagliore delle fiamme e lo scricchiolio della legna che arde. Sul tavolo una tovaglia a quadri bianchi e rossi, piatti sporchi di sugo, mucchietti di fagioli e ceci secchi.

– Guarda che il compromesso è un pregio, non un difetto.

– Il tuo non è un compromesso, è soltanto un’accozzaglia di alibi.

– Ma che male c’è a voler essere amati?

(Fletteva il busto da un lato e ruotava il braccio, con un gesto rapidissimo lanciava il sasso, con una durezza e una violenza che non avevo mai visto e che per molto tempo non compresi. Osservavo il sasso rimbalzare sulla superficie dell’acqua, si allontanava fino a sparire. L’acqua era scura, torbida, fredda. Non ci mise molto a riempire i nostri corpi vuoti. Lui mi guardava e sorrideva).

– Tu credi ne valga la pena?

– Stare soli fa molta più paura.

Restava in piedi con le mani in tasca e lo sguardo di chi ha perso qualcuno o qualcosa e non lo ha mai accettato, anche se è andato avanti. Sulla sua faccia c’era il dolore ma sotto c’era un segno più spaventoso, una ferita che somigliava alla rabbia e al senso di colpa e alla malinconia e poi ancora più giù, in uno strato più profondo, c’era qualcos’altro, qualcosa che vibrava ed esplodeva in bolle e vesciche e aveva l’odore pungente del riscatto e dell’istinto di sopravvivenza. Sulla sua faccia potevi leggere cosa era successo o cosa doveva ancora accadere.

– E qual è il limite di sopportazione, quando esploderai?

– Penso solo alle conseguenze delle scelte che faccio.

Ci siamo persi di vista, non lo sentivo da anni quando è successo. Ho letto sul giornale che aveva acquistato tutto l’occorrente parecchi mesi prima e che in un cassetto conservava ancora gli scontrini. Ho in mente la linea della sua schiena mentre in piedi con le mani in tasca guardava nel vuoto, aspettando forse un fantasma. Adesso riconosco il suo sapore mangiando la neve.

Condividi:

  • Facebook
  • LinkedIn
  • Twitter

Postato in: La sindrome del personaggio secondario Tag: dogman, elisabetta meccariello, matteo garrone, riconosco il tuo sapore mangiando la neve Fai un commento

Rispondi Annulla risposta

  • Chi siamo
  • Contattaci

© 2021 · In Fuga dalla Bocciofila · Website designed by Alessio Pangos · Privacy Policy"In fuga dalla bocciofila" cerca di fare molta attenzione a non pubblicare materiali che possano ledere in alcun modo il diritto d’autore. Tutti i media [immagini, video ed audio] sono pubblicati a bassa risoluzione, in pieno rispetto del comma 1 bis dell’articolo 70 della Legge sul Diritto d’Autore che consente “la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro”. Chiunque ritenga che sul sito siano presenti testi, immagini, audio e/o video non opp​o​rtunamente licenziati, contatti i soci per chiarimenti.

Questo sito utilizza cookie per le proprie funzionalità e per inviarti pubblicità e servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, o continuando con la navigazione acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui / CHIUDI
Privacy & Cookies Policy

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessario
Sempre abilitato

Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.

Non necessario

Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.