Caro Alex,
ti ricordi di New York? A me sono rimasti il nostro bar e la passeggiata delle sei del mattino. Quanti anni sono passati? Venti? Duecento? È tutto così confuso da quando ho smesso con la coca, non sono più lo stesso. Mi sembra che fossimo molto innamorati, allora. Ricordo la tua mano nella mia mentre ridevamo dell’alba che illumina il Flatiron Building e del freddo fuori stagione, con i tulipani fioriti. Ero di sicuro ubriaco Ero sempre ubriaco quando ero con te. Ti amavo, mi sembrava di amarti tanto.
Tutta una vita passata in questa città e ora non mi ricordo nulla, se non te e la nostra passeggiata. Alla fine, le persone contano più dei luoghi. Ma che cazzate scrivo! Sono le medicine: mi addolciscono, mi fanno piangere per nulla, dormo sempre. Ma va bene, va bene. Mi merito tutto. Non farei niente di diverso: ho provato ogni droga, ho scopato con ogni ragazzo disponibile, tutti più giovani di me e molto più belli, sono stato in galera e ho fatto soldi senza lavorare. Una vita vissuta bene.
Sei fortunato a non vedermi ora. Le lettere hanno questo di buono: ci metti solo quello che vuoi tu. Faccio fatica a camminare e sono calvo, quando devo andare in bagno non ti dico il divertimento. Dimostro 90 anni, rugoso, tremolante; quelle poche volte che esco, si alzano per farmi sedere sull’autobus. Quando sono diventati tutti così gentili? Noi i vecchi li schifavamo. Ti ricordi di quel tizio decrepito a cui rubammo l’ombrello? Ti ricordi che faccia?
Io avrei ancora voglia di far incazzare la gente. Vorrei schiumasse dalla bocca e mi urlasse “maiale”, “pervertito”, oppure “stronzo”, “comunista”. Vorrei farli tremare, perché se hai paura di un frocio comunista, cazzo, sei fregato. Vuol dire che hai troppo da perdere per essere una persona per bene. Avrei voglia di essere sempre giovane, di avere tutta la vita davanti, di sprecare ogni occasione che mi capita. Avrei voglia di vedere il mare ubriaco e fatto. Il porto con le sue luci. Sono diventato un frignone, anche ora mi viene da piangere, a me! Io che quando mi misero in cella con due naziskin li convinsi a provare il rimmel.
In casa di Lee, ci dovrebbe essere ancora il tuo libro. Non te l’ho mai restituito, ma non perché mi fossi dimenticato. Volevo qualcosa di tuo. Idiota. È sulla mensola in alto, in salotto, e Lee sa che, se vai, te lo deve restituire. Sto cercando di mettere un po’ in ordine le cose, ma rimarrà comunque un gran casino dopo di me. Cazzo, quanta gente ho fatto arrabbiare. Non ci provo nemmeno a contarli. Sono stato un vero stronzo, ma, quasi sempre, lo meritavano.
Adesso smetto di scrivere. È arrivato Miguel per lavarmi ed è uno dei pochissimi piaceri che mi sono rimasti. Vorrei ci fosse lui, quando succederà. Ha degli occhi profondi e non ha paura. Vorrei che fosse lui a guardarmi che mi addormento. Cazzo, che muoio. Lui con questa faccia da imperatore Maya. E io con il mio solito sguardo “ma che cazzo succede?”, “è tutto qui?”, “andate a fanculo”.
Stai bene.
Tuo,
Jack
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