di Viola V. Giacalone
Il mio coinquilino e amico S. ha una grande televisione nella sua camera mentre io ho solo un vecchio computer e la radio, forse per snobismo verso la tecnologia forse per mancanza di liquidità.
Per accedere alla doccia bisogna passare dalla sua stanza, e non c’è stato giorno da quando si è trasferito, in cui non abbia sbavato in modo evidente davanti al suo schermo da mille mila pollici e la libreria Ikea stracolma di dvd ogni volta che passavo lì.
Lui ha sempre risposto con quel suo tono spallato che fa scemare le frasi nell’oblio: “mmm-mm, un giorno di questi guardiamo un film insieme” e io ho vissuto per mesi di questa promessa mentre lui continuava a usare la tv per giocare ai suoi maledetti video games.
Ho anche a provato a sembrare disinteressata, a coglierlo di sorpresa, ma forse la mia voce tradiva troppa speranza.
Una notte S. è andato a un rave fuori città e io sono entrata in camera sua per tentare di guardare un film. Mi giravo con ansia verso la porta ogni 5 secondi e quando è apparsa una sospetta lucina rossa sul lettore dvd volevo piangere. Allora ho messo gli oggetti del delitto a posto, con le mani tremanti, e sono corsa in camera tormentata da scenari horror in cui S. mi chiedeva perché il telecomando non si trovava dove l’aveva lasciato (un timore insensato, visto che quando S. torna da una serata non ricorda nemmeno come si chiama).
A dirla tutta io e S. abbiamo sempre avuto il potenziale per creare una perfetta convivenza da cinefili.
Amiamo i film, saltiamo sempre i corsi, lui ha il suo arsenale e io ho Mubi. Praticamente The Dreamers, solo che io non ho un rapporto incestuoso con mio fratello interpretato da Louis Garrel, e non ho nemmeno un fratello a dirla tutta.
Ho voglia di dare la colpa a S. per questo nostro fallimento ma la realtà è più complessa, come sempre. Bisogna sapere che nonostante l’affetto che proviamo l’uno per l’altra io e S. siamo agli antipodi per quanto riguarda il nostro modo di vivere e criticare i film.
La prima differenza è proprio questa: io non sono critica. Sono felicemente naif. Per me un film nel quale c’è una canzone che mi piace può già essere un buon film. Se mi viene chiesto di criticare (in senso negativo) un film mi schiero sempre contro il solito, Love di Gaspar Noé (ma posso trovare dei lati positivi anche a quello, volendo).
S. ha invece ha un blog solo per criticare i film. Le sue critiche sono infinite. Una sera ho avuto il tempo di fumarmi una sigaretta intera mentre scorreva il suo ultimo articolo per farmi leggere le ultime frasi.
Un’altra differenza tra me e S. è che lui dà molto valore a cosa un film ci insegna, mentre io non lo trovo un aspetto così rilevante.
L’ultima, quasi insormontabile differenza è che lui ha un debole per la fantascienza e il film d’azione coreani, mentre per quanto mi riguarda Star Wars mi fa lo stesso effetto di un’overdose di tisana dolce sonno.
Quando è iniziata la quarantena le sue difese sono crollate, così come sono progressivamente crollate le mie lotte politiche.
All’inizio della reclusione infatti ero sul piede di guerra, scrivevo dei pamphlets infuocati su quanto fosse importante restare concentrati sulla realtà in un momento simile: “non romantizzeremo la nostra quarantena! Abbasso the dreamers!” ma dopo pochi giorni il senso della realtà mi è sfuggito di mano.
Vagavo per casa con un’eterea camicia da notte rosa e facevo aperitivi alla finestra con i dirimpettai dell’hotel a due stelle di fronte, finiti lì probabilmente per sbaglio. Il salotto era una scena di Apocalypse Now e io la protagonista di Sunset Boulevard. S ha iniziato ad invitarmi a guardare dei film in camera sua per non impazzire e forse anche per non far impazzire me.
La stanza di S. sembra la stanza dei ragazzi strani di ogni telefilm americano di serie C. Nel suo armadio ci sono solo vestiti neri e ha dei poster di band metal attaccati alle pareti. Poi ci sono quei maledetti joystick che mi riportano alla mente certi ricordi dell’infanzia femminile passata su di un angolo del divano aspettando il proprio turno per giocare che non arrivava mai. Però c’è una bella luce calda e il letto è comodo.
La prima sera ho voluto guardare il suo film preferito, Mad Max. S. conosceva ogni esplosione a memoria e ne sembrava commosso.
A me è piaciuto molto ma se è una storia femminista, perché Max, che ne è solo il narratore, dà il titolo al film? Ne abbiamo discusso fino a tarda notte senza trovare una soluzione. Il nostro cineforum è iniziato così. Sono seguiti molti giorni felici.
A volte S. aveva bisogno di isolarsi e io di guardare dei film per conto mio, senza scendere a compromessi. È strano cosa si finisca a guardare quando si deve scendere a compromessi. Una sera eravamo entrambi depressi e dopo qualche trattativa abbiamo visto un film di Harmony Korine che parla di un sosia di Michael Jackson che viene invitato dalla sosia di Marylin Monroe a vivere in una casa piena di sosia di personaggi famosi. Se non fosse già stato abbastanza, alla fine si comparava l’indifferenza altrui a un virus mortale.
La morale del film secondo S. è che chi sceglie di essere se stesso sarà sempre solo. Per me la morale è che quel film è uno strazio assoluto dall’inizio alla fine, ma non gliel’ho detto.
Il giorno dopo abbiamo visto un film che abbiamo odiato entrambi e questo ci ha uniti molto. Poi ne abbiamo visto un altro che ho scelto io, a lui è piaciuto tantissimo ma io mi sono addormentata dopo mezz’ora.
Nel giro di poco tempo, sono passate le settimane e noi non ce ne siamo accorti. Forse era il sole o forse il fatto che stessimo divenendo inseparabili. Così quando a sorpresa è venuto il momento della mia partenza non siamo riusciti a guardare film per un bel po’ e lui ha riiniziato con i videogames.
Poco tempo fa scrivevo: “vivrò gli anni ‘20 a Parigi a vent’anni, non ho ancora avuto un ménage à trois perfetto, non canto ancora nei cabaret ma le cose che vogliamo non arrivano mai come ce le saremmo aspettate, come dice Murakami, però arrivano sempre. Per me è andata così. Sono in ritardo di un secolo ma poco importa, sento che quest’annata sarà uno SBALLO”.
Sull’aereo per l’Italia con maschera e guanti ripenso a queste righe e mi commuovo. Penso alla realtà nella finizione e la finzione nella realtà e dico addio ai nostri cineforum.
Incroyable comme d’habitude.
Meraviglioso
troppo brava