Scrivere del Torino Film Festival rischia di essere un’operazione votata al fallimento. Principalmente perché si parlerà di film che forse non arriveranno mai nelle sale. O di film che se anche ci arriveranno è improbabile che le persone andranno a vedere. O se infine qualcuno dovesse anche andare a vedere si sarà già dimenticato di tutto quello che io possa scrivere. Tuttavia ho deciso di farlo ugualmente. Prima di tutto perché niente è nobile all’infuori del fallimento. Mi illudo inoltre che se la mia scrittura è davvero buona, e non è detto che lo sia, una persona potrebbe leggere il mio testo a prescindere che abbia visto o meno il film. A prescindere che lo vedrà mai. A prescindere di tutto quanto.
Ensaio sobre o cinema português
Una volta qualcuno che vale la pena ascoltare parlò del cinema portoghese come di un’interminabile sequenza di fotogrammi dall’incomparabile bellezza; una bellezza, quella dei fotogammi, pari soltanto alla loro capacità di sottrarsi a ogni genere di interpretazione. Un breve saggio per (sole) immagini sul cinema più incompreso del continente (nessuna parola, lo giuriamo, nemmeno una). Tempo stimato di lettura: alcuni secondi. Non abbiamo veramente calcolato quanti (forse avremmo dovuto), ma con ragionevole certezza tra i venti e i trenta, e comunque meno di un minuto.