di Carlo Martello
Pioggia fredda, vento gelido, impossibile accendere una sigaretta. Bert camminava il più velocemente possibile, ma l’orchestrina ambulante che si portava sulle spalle lo affaticava. Produceva rumori come di uno scontro infinito tra carrozze, lo strazio dei cavalli, il ferro stridente. Aveva il fiatone ed era zuppo d’acqua come una galletta del marinaio. Trovato un portone aperto, a poca distanza da casa dello zio Albert, si liberò dell’orchestrina e la lasciò nell’atrio del palazzo. “E se non la ritrovo abbandono la musica, quanto è vero che mi chiamo Bert!”, pensò.