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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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Mektoub, my love | Il destino dei giovani

29 Maggio 2018 di simone lisi

I giovani, mormoro piano, l’ora imprecisata, quando torna la stagione delle finestre aperte di notte.

I giovani sono tornati, sussurro rivolto alla schiena che mi dorme di lato. Tornano dalle loro serate di giovani, urlano frasi che se ho fortuna non riesco a capire e tremo non tanto per me, per essere stato svegliato, quanto al pensiero che sveglino la schiena. I giovani urlano: vita! sborrare! pompini! Io allora nell’oscurità del mio letto rabbrividisco che possano svegliare la schiena, solo questo mi preoccupa davvero. La schiena tuttavia continua il suo riposo. Solo di tanto in tanto si fa immobile più del dovuto, come se una parte del suo cervello di schiena che pure da qualche parte dev’essere, subodorasse qualcosa.

I giovani sono tornati, bisbiglio, avanzano coi loro cocktail in mano, ondeggiano per strada illuminati dai lampioni coi loro corpi asciutti o grassi, con addosso l’odore dei pub irlandesi, i capelli fatti asciugare al sole di un giardino vicino a una scuola o in qualche Mc Donald’s del centro. Di notte ho pensato che urlare loro di fare più piano come fa il vecchio che abita di fronte (ma il vecchio urla ai giovani solo una volta l’anno, per il Venerdì Santo) non servirebbe a niente, anzi solo a eccitare di più le loro menti infantili, ad accendere la sfida, a incitarli a spararle ancora più grosse.

Per questo nel dormiveglia ho pensato a un sistema di fili metallici e carrucole che dalla mia finestra arrivino al balcone del vecchio e ritorno, e a questi cavi d’acciaio, sì, acciaio dev’essere, di montarvi delle carrucole da cui pendano secchi pieni di piscio o altri liquidi immondi, e questi aggeggi automatici si rovescino al superamento di una certa soglia di rumore e precipitino in testa ai passanti maleducati, questo ho pensato sarebbe davvero il modo migliore per risolvere la questione. Chiedere al vecchio dirimpettaio di far passare quei cavi sarebbe fattibile, far pressione al Comune o all’assessore altrettanto possibile perché questo significa non essere giovani. Ma poi nel cuore della notte con le urla dei giovani che si allontanano e la schiena che torna ai suoi soliti rumori impercettibili, penso con un moto di lucidità, malgrado il dormiveglia, che sarebbe davvero troppo rischioso, putacaso cadesse per un difetto di costruzione non solo l’acqua ma il secchio intero, potrebbe ammazzarne qualcuno, e questo non lo si augura a nessuno, non tanto perché la vita sia sacra, quanto l’opposto: perché quelle urla si meritano ciò che gli aspetta: di diventare adulti e dimenticare chi furono.

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Postato in: Oceani di autoreferenzialità Tag: Adele, bocciofila, kechiche, schiena, simone lisi Fai un commento

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