di Matthew Licht
Mio padre disse che mi portava a rubare poianotti dai loro nidi sulle falesie di Vallombrosa, ma era solo un pretesto per rovinarmi l’adolescenza. Mio zio doveva portarmi a partecipare alla gara di bellezza Miss Compiobbi, ma mi vendette a un circo Rom.
La ragazza mongola (non si dice più Down) del documentario realizza il suo sogno di farsi un berretto di pelliccia di volpe. Ha stile, e inoltre è brava a parlare con i rapaci. Suo padre, che l’aiuta, è un ganzo totale. Crede che le ragazze siano forti e coraggiose quanto i ragazzi, e che i berretti di pelliccia stiano ugualmente bene a tutti.
Quando mia zia mi promise un berretto di zibellino non mi fidai tanto. E avevo ragione. Mi tenne prigioniero nella clinica dov’era infermiera per oltre sei mesi. Ne uscii con la testa rapata e piena di cicatrici, altroché pelliccia.
Grazie al riscaldamento del pianeta, verrà presto il giorno in cui nessuna ragazza avrà bisogno di un berretto di pelliccia di visone.
I panorami del film sono spettacolari, ma musica fa cagare. Molto meglio i ritmi mongoli, che si sentono poco.
Matthew Licht, 2017
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