di Diletta Crudeli
Alla fine hai tenuto per così tanto tempo in bocca l’acqua di fuoco, prima di fare l’esibizione, che al momento di sputarla l’hai, al contrario, inghiottita. Hai buttato nello stomaco una bella dose di acqua fornita nel villaggio vacanze agli sputafuoco, durante un’esibizione praticamente di routine.
L’acqua di fuoco è acqua di fuoco, non scherza. Il nome te lo dice chiaro, è una pozione da soglia infernale, un concentrato che, con buone possibilità, ti viene consegnato al termine di un sogno da un tizio nascosto in una pineta abitata da cervi parlanti.
Chissà cosa c’è dentro di preciso. Io credo che ci siano ancestrali poteri da salamandra, tramonti a cui segue un temporale estivo, pitture rupestri non ancora ritrovate e sicuramente tigri adulte.
Insomma, quello che mi viene da pensare è che dopo che hai inghiottito una mezza bottiglietta di acqua di fuoco ci siano buone possibilità che tu possa diventare un supereroe, uno sciamano magari, o un supercattivo.
Gli effetti sono quasi istantanei, ma ci vuole tempo per abituarsi al mondo che si sbuccia sotto i tuoi occhi caldi.
La prima cosa che ti accade è che cominci a sentire rumori strani, come se qualcuno stesse piantando chiodi un po’ dappertutto. In seguito, un altro senso viene intaccato dal superpotere e cominci a vedere le tigri sul fondale dietro i tuoi occhi: camminano come gatti sull’orlo dei tetti, poi le ore si sballano tutte, sembra ci sia costantemente l’aurora boreale e infine, mentre parli, le parole che ti escono dalla bocca si fanno visibili e corporee.
Provi a riacchiapparle con le mani per vedere se manipolandole viene fuori qualche potere nascosto. Del resto, in tutti i romanzi fantasy dicono che la parola è magia, ci sarà qualcosa di vero, altrimenti ci hanno truffato anche su questo e sarebbe difficile da accettare.
Gli altri cominceranno a pensare due cose: che sei stato molto coraggioso, di conseguenza diventerai un supereroe, o che è la volta buona che sei ammattito definitivamente, quindi sarai tacciato di essere un supercattivo. Del resto potevi fare una qualsiasi animazione in quel posto, proprio lo sputafuoco?
Tutti sognano i draghi ma nessuno vuole conoscerli davvero, ti dicono.
Cominci a pensare che era davvero preferibile averla sputata e basta quell’acqua, che tanto alle persone non va mai bene niente. Però restano quei poteri un po’ strambi, quei felini fantasmatici che fanno le fusa da dimensioni lontane e nel complesso a te sembra che tutto il mondo sia un incendio enorme e alla fine ti pare anche più ospitale.
L’importante è che dopo che ti sei scolato l’acqua di fuoco, tu viva almeno una sorta di liberazione: qualcosa te ne dovrà pur venire.
Nel peggiore dei casi ti rendi conto che hai sbagliato l’ora in cui berla e il rituale è andato a farsi benedire. Dovevi aspettare un secondo di più, o il passare di un uccello sopra la tua testa, o incontrare lo sguardo della persona amata e inghiottire senza batter ciglia, un gesto apotropaico o tutta una storia buffa su un’ora speciale in cui le cose si vedono solo a metà.
Non si può neanche contrattare ormai, il rituale è finito. Puoi solo prendere appunti per la prossima volta, sperando che si possa essere draghi almeno due volte nella vita.
Un fallimento piccolo ma doloroso. C’è da augurarsi che, almeno per un secondo, mentre l’acqua di fuoco sembrava santa e benedetta, anche solo le luci delle case sulle colline siano sembrate stelle intorno a un buco nero.
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