di Corso Zucconi
Ok, via del Leone, fissiamo alla Volpe e l’uva. Ok, mi ha lasciato. Trauma, è una sera di giugno. Non dimenticherò mai quella notte. Ok, è andata.
Favela Santa Teresa. Rio
Arriviamo in after. Sono le 11 di mattina, casa del russo, appartamento in favela Santa Teresa, botta di MD, si schianta di caldo, whisky con ghiaccio, musica techno, ascoltiamo un compositore russo, Serjei Taneev, suona le campane, silenzio misto a disagio e misticismo, c’è una figura nella penombra in fondo alla stanza, dorme girata di schiena su un’amaca, non capisco se è una donna o un bambino o una bambina, ancora whisky, si alza, è un ragazzino sui 14, il figlio del russo, fa una canna, mi osserva come se mi scannerizzasse, mi soppesa col suo giudizio di adolescente che si sente già uomo, non ha affatto uno sguardo da ragazzetto. Prende il sigaro del padre e se ne va in camera. Sono scappati dalla guerra, prima Valencia e ora Rio, sono piuttosto a mio agio, sono strafatto.
Arrivano le altre, boia che fighe Nara e Gloria, anche Marco e Vale sono bellissimi, un po’ italiani svaccati in Brasile ma fighissimi. Piste di bamba, siamo in terrazza, la favela, il cimitero, la chiesa bianca e azzurra, fatta di zucchero e di cielo, lei pippata che mi parla, le sue labbra vicinissime alle mie, c’è eccitazione, si respira negli sguardi, mi attacca dei pipponi in italiano, inglese, portoghese, è strafatta e stanca, non si ferma più, io mi sfavo un po’, non ricordo neanche che diceva ma erano cose interessanti, c’è anche un tipo fiorentino che sembra un prete francescano, è nelle barbe, parla italiano con accento romano, boh. Il russo inizia a sparare classici neomelodici della madre patria, penso – guarda ganza questa, ho il contatto Instagram domani le scrivo – ora però non voglio sfide, non voglio provarci, voglio drogarmi, pippare, fumare e ballare. – Ei russo! Can I put an italian song? C’è un’atmosfera strana, sono le 11, si suda abbestia, è esilarante, siamo strafatti e agitati.
— Eccolaaaa In the panchine Truceklan, la so a memoria zio —
i’Vale rappa e guarda il suo riflesso al vetro
— Dai abbozzala di guardarti!!! — gli urlo ridendo. Ci spostiamo per la casa, Marco ci prova con la tipa, spero non accada niente, ho fatto il signore, ho fatto il cretino, non c’ho provato, domani le scrivo, il figlio del russo si mette in mostra, cerca approvazione, gira canne e suona il sax, cazzo bravo, mistico, talento nel disagio, come al solito. Mi alzo, dove sono Marco e la tipa? Boh, che cazzo di caldo e quelle cazzo di formiche nel sottopassaggio alla festa mi hanno massacrato le caviglie, bastarde, altro che le formiche italiane. Mi prenderanno alla residenza a gennaio? Oddio cazzo spero di sì, altrimenti cosa ci faccio qui un altro mese e mezzo? E in Italia fa freddo e che cazzo dico? Non mi piaceva il Brasile?
— O merda. —
Vedo attraverso la porta socchiusa lei sopra Marco, il culone bianco con cellulite, la carne fa anche un po’ repulsione — ma merdaaaa, ma che cazzo Corso, perché non ci hai provato te porco Dio? Perché? Ma se questa è venuta in after a casa del russo a pippare, un po’ di cazzo lo avrà voluto o no? Stupido imbecille! E te che volevi fare il signore e invitarla a bere qualcosa il giorno dopo… Oh cretino. Oh imbecille.
Sono triste ma ancora in ballo, mi faccio un’altra raglia, gratuita, tanto per stroppiare, usciamo, con debiti ringraziamenti al russo e complimenti al pargolo, rapporto hardcore, peso ma anche molto chiaro, a tu per tu, chissà.
C’è indecisione e stanchezza, siamo in culo, mi tocca chiedere un passaggio, intanto cercano un ostello, Vale con la tipa e Marco con la tipa, io come un cretino, mi aspetto facciano un’orgia, perché non mi posso aggregare? Un cazzo in più, dai, cosa cambia! No, probabilmente lo fanno borghese, coppie divise – comunque sia io ho un cazzo – mi lasciano alla metro, la tipa squatter, bellissima, mi allunga un pacchetto con tre sigarette.
— Tieni, — mi fa.
Penso sia un atto un po’ pietoso, accetto.
Fa caldo, sono triste e strafatto, stanco, entro nella metro, mi siedo, chiudo gli occhi.
Arrivo a casa devastato, mi stendo, si muore di caldo, penso a loro a scopare e io da solo nell’appartamento. Provo a dormire, provo a farmi una sega, mi si rizza a fatica, anche a Marco tra l’after e la coca non gli si rizza spero, spero faccia cilecca, guardo le foto di lei su IG, bella spinta, tante foto provocanti, boia che fica, accidenti a me, potevo provarci, andava come andava, dovevo provarci.
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