di Francesco Follieri
A dodici anni non ero solo pronto a credere a tutto, ero desideroso di farlo. A tredici anni ho iniziato a fumare perché mi sentivo immortale. Se sono qui a raccontarla è perché ero immortale davvero. Il corpo era un insieme di carne, muscoli, ossa, fatto solo per seguire il desiderio.
Non è più così. Devo farci i conti. Questo stupido corpo chiede il suo prezzo e il conto è assai salato. Chi non paga viene bastonato, preso a pugni, deformato senza pietà dagli sgherri di Rosco Dunn.
Lui non si sporca le mani quasi mai, di certo non con me che ho speso tutto e mi sono rimasti solo i debiti. Io pago, non posso fare altro. Pago, e con i miei soldi Dunn si compra la salute, gli allenamenti, le cliniche migliori, forse l’immortalità, chi lo sa.
Quei baffi del cazzo vorrei poterglieli strappare; nessuna regola, un pestaggio d’altri tempi, eh, Rosco? Che ne dici di vedercela noi due, da soli, senza guantoni; lo facciamo scorrere questo sangue di yankee?
Prego Iddio di non sbagliarmi e di non pronunciare i miei pensieri a voce alta. Non ci tengo a fare la fine di Jerry, di Giorgione, di Piddu, di Prosecco.
Piddu è morto subito, Giorgione me lo ricordo implorare di essere ammazzato. Tre giorni ci hanno messo. E Bomber dov’era? Scomparso da anni. Mai più visto, mai più sentito. Sarà andato a rovinare la vita a qualche altro ragazzo. O magari è morto anche lui, senza soffrire le pene di Giorgione.
A Bomber ci avevamo creduto tutti. Bomber! Bomber! Bomber! Bomber!
È arrivata la rivoluzione, dicevamo. E invece era la reazione del vecchio re morente. Gli ultimi fuochi del patriarca, uno stupido fanfarone manesco, un egoista che non ci ha lasciato niente, un uomo malato di machismo, un manipolatore, incapace di immaginare il futuro.
Eccoci qua, incastrati in questo eterno presente di sconfitte e pene comminate con compiaciuta virilità.
Pago, cos’altro posso fare. Pago e maledico Bomber.
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