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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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Aylesbury Estate | Gentrificazione per sempre

8 Dicembre 2020 di simone lisi

1860_Esterno giorno_ In una generica piazza italiana ottocentesca, ma potrebbe sembrare anche settecentesca o seicentesca: caotica, brulicante, anche le cose inanimate si direbbero avere vita propria, del fumo esce dal terreno come in un Averno o in una New York di fine millennio. Un messo regio con redingote, marsine lucide e calzari verde brillante annuncia per tutti e per nessuno, in piedi di fronte a una casa, lo sgombero imminente per far fronte alle esigenze di Firenze Capitale. Il mercato vecchio, con annesso ghetto ebraico, verrà di lì a poco brutalmente raso al suolo, per dare seguito alle deliranti idee di progresso di un certo Enrico Poggi. Da questa visione a volo di uccello ci abbassiamo fino a un gruppo di persone, si direbbe una famiglia, che cammina trascinandosi dietro un piccolo carro. Percorrono così via dei Fossi, scendendo in direzione del fiume, pronti a raggiungere l’Oltrarno, dove una qualche casa di parenti l’attende, con il lenzuolo d’ordinanza a dividere e duplicare lo spazio. Un uomo rosso e greve, apparentemente il padre di famiglia, stringe i denti e bestemmia verso il cielo in modo pittoresco, una lunga litania di ingiurie rivolte verso il Creatore che intrecciano, unendosi l’una con l’altra, una specie di ghirlanda. La moglie sorride stolidamente, guarda i nonni e i figli issati sul carretto ricolmo di robaccia e sussurra a mezza voce quanto detesta i traslochi. 

2020_Interno di un appartamento borghese_ Una giovane donna in smart working a causa della pandemia globale, si è finalmente decisa a rimettere in ordine tutti quei luoghi della casa che sono diventati negli anni degli autentici buchi neri, asilo di oggetti inutili e dimenticati. Un giovane uomo nodoso la guarda nelle sue operazioni di carotaggio. Il giovane uomo sta cercando di scrivere qualcosa al computer, si direbbe un articolo o un racconto, ma non riesce a proseguire perché ha come la sensazione d’essere un indiano d’America intrappolato dentro a una riserva. Il primo bastione a crollare è stato l’immondo cassetto sotto la libreria dentro al quale aveva accumulato una serie di schifezze che spaziano dalle tessere di locali notturni ormai falliti, alle casse Bose rotte, ad alcuni adesivi di un blog di cinema o rivista culturale. Gli oggetti che potrebbero avere un quale valore (sebbene quale? A voler essere onesti, nessuno) vengono dalla giovane donna marzialmente esposti quasi in parata di fronte al giovane uomo, mentre il resto viene direttamente cestinato. 

– Che vuoi farne di questa merda?

Non lo so davvero, si dice il giovane uomo. Con gesti lenti egli si limiterà a prendere la roba senza neanche guardarla e a spostarla nel cassetto del comodino accanto al letto, ultima frontiera. Lui lo sa bene che prima o poi la giovane donna arriverà anche là, perché ovunque si diffonde il suo sguardo.

2030_esterno giorno_ Lungarno del tempio, un bar desolato sulle sponde del fiume. Due gruppi di anziani parlano tra loro con frasi brevi, discutono di calcio giocato e di calcio semplicemente immaginato. Sembrano due eserciti contrapposti. Chi sono quegli uomini? Sono gli ex-macellai della storica macelleria “San Pierino”, che hanno perso il lavoro a causa del cambio di consumi della popolazione, etc.  Chi sono invece quelli che li fronteggiano? Sono gli ex-tabaccai che hanno perso il lavoro a causa del cambio dei consumi, etc. Per un momento, in quel chiacchiericcio privo di senso e di memoria, uno degli ex-macellai sembra emergere dalle acque che lo vanno trascinando e affiorare per riprendere aria. E dice: 

-Noi lo sapevamo che era sbagliato. Noi lo sapevamo che quello che stavamo facendo era ingiusto. O no? Voi a vendere le sigarette, noi tutto il giorno tra quei pezzi di carne morta. E cosa abbiamo fatto? Niente, siamo rimasti immobili, continuando a compiere ogni giorno gli stessi gesti. Avremmo dovuto cambiare anche noi. Trasformarci. Invece niente, siamo rimasti uguali  e oggi eccoci a questo bar. Siamo vecchi, siamo degli uomini finiti. 

L’ex-tabaccaio di via della Vigna Nuova, con la sua sciarpa e maglione grigio topo, guarderà l’ex-macellaio con occhi scettici (ma buoni) e risponderà che il tempo sarebbe passato ugualmente, a prescindere delle scelte o decisioni.

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Postato in: La scena tagliata Tag: carlotta berti, festival dei popoli, gentrificazione, simone lisi Fai un commento

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