1860_Esterno giorno_ In una generica piazza italiana ottocentesca, ma potrebbe sembrare anche settecentesca o seicentesca: caotica, brulicante, anche le cose inanimate si direbbero avere vita propria, del fumo esce dal terreno come in un Averno o in una New York di fine millennio. Un messo regio con redingote, marsine lucide e calzari verde brillante annuncia per tutti e per nessuno, in piedi di fronte a una casa, lo sgombero imminente per far fronte alle esigenze di Firenze Capitale. Il mercato vecchio, con annesso ghetto ebraico, verrà di lì a poco brutalmente raso al suolo, per dare seguito alle deliranti idee di progresso di un certo Enrico Poggi. Da questa visione a volo di uccello ci abbassiamo fino a un gruppo di persone, si direbbe una famiglia, che cammina trascinandosi dietro un piccolo carro. Percorrono così via dei Fossi, scendendo in direzione del fiume, pronti a raggiungere l’Oltrarno, dove una qualche casa di parenti l’attende, con il lenzuolo d’ordinanza a dividere e duplicare lo spazio. Un uomo rosso e greve, apparentemente il padre di famiglia, stringe i denti e bestemmia verso il cielo in modo pittoresco, una lunga litania di ingiurie rivolte verso il Creatore che intrecciano, unendosi l’una con l’altra, una specie di ghirlanda. La moglie sorride stolidamente, guarda i nonni e i figli issati sul carretto ricolmo di robaccia e sussurra a mezza voce quanto detesta i traslochi.
Festival dei popoli | Home edition
Una volta un cuoco stellato ha detto che l’uovo al tegamino è la ricetta più difficile che esista. Il motivo è ovvio: perché è la più semplice.