Essi Vivono ST02, ep12
di Stefano Giannetti
Vigilia di Natale 2009
«Amanda, esci da quel bagno. Non fare la bambina.»
«Sono una bambina, non riesco a non fare la bambina! Tu riesci a non fare la sorella stronza?»
«A undici anni non lo sei più.»
«E allora mamma che è, una zombie? È morta di vecchiaia o hanno ucciso anche lei?»
Un colpo alla porta. No. Non entrare, Marina.
«Non entrare!»
«E come faccio? Hai chiuso a chiave. Ho solo battuto la testa. Quello che vorrei fare ogni Natale. Sbrigati a uscire.»
«Così fai fuori pure me? Sei una complice degli altri, che hanno ammazzato i ragazzi del Magyc Ball?»
«Ah, ho capito. È tutta una scusa per avere quello stupido gioco stasera, senza aspettare domani.»
«Non è vero. Però sì, se ci gioco subito forse i miei amici resuscitano.»
«Ma che dici? Ti rendi conto che stiamo passando la sera della vigilia a parlare alla porta del bagno?»
«Incravattato e Ragazza Marshmallow. Mamma e gli altri li hanno uccisi a cena! Assassinimacellaicriminalist…»
«E piantala! Non c’era nessuno di così assurdo a tavola. Bastiamo noi.»
«Invece sì. Incravattato s’è fatto pallido e tremava quando mamma s’è messa a rimproverare zia Carolina perché non riesce a vendere i giocattoli, la pasta e le scarpe nella sua farmacia. E quando zia ha cominciato a piangere e a dire che le nostre farmacie stanno diventando ipermercati, è esploso per la paura! I suoi brandelli e la cacca che aveva ancora in corpo sono schizzati dappertutto, anche sui nostri piatti.»
«Ecco perché il roast beef mi sembrava commestibile, quest’anno. E dimmi, dov’è che stava seduto, questo martire involontario?»
«In mezzo a loro due!»
«Pessima idea.»
«Glielo avevo detto: “aspettatemi in camera, che tanto il roast beef di zia Benedetta facciamo tutti finta di mangiarlo. Ve lo porto dopo cena.”
E io non mi sentivo bene da oggi pomeriggio. Forse sono stata avvelenata a pranzo perché volete ammazzare pure me!»
«Stavi male? Perché non hai detto niente?»
«Lasciami perdere! È il Natale più brutto della mia vita! Perché non abbiamo fatto il presepe? Avete ucciso pure Gesù? Ve la prendete coi minori? Vigliacchi!»
Ride. Che cazzo ride?
«Che cazzo ridi?»
«Già che sei in bagno sciacquati la bocca.»
«Non sei mamma, sgridarmi non è di tua competenza!»
«Allora butto giù la porta, va bene? Rido perché è lo stesso Natale degli altri anni.»
«Non è vero! Quando zia Benedetta, incazzata nera, ha tolto di mano il cellulare a zio Tancredi e ci ha fatto vedere la foto delle tettone che gli aveva mandato l’amante, è morta anche Marshmallow. Si è disciolta in una pozza di pus e sangue! Sono rimasta sola, mi faceva male tutto e sono scappata!»
«Ma ti fa male cosa?»
«Prima di cena avevo la pancia gonfia, faceva malissimo e stavo piegata come quando a scuola Alice mi ci ha dato un calcio. Che c’hanno messo nelle frittelle?»
«È sempre stato un mistero anche per me. Ci credo che gonfiano. Se ne mangi dieci, poi.»
«E le tette che c’entrano?»
«Quelle di Ramona?»
«Di chi?»
«L’amante di zio Tancredi.»
«La conosci? Non ridere!»
«La conosciamo tutti da anni. Non fosse per lei, a Natale non sapremmo più di che parlare dopo gli antipasti.»
«Ma se io non l’ho mai sentita!»
«Lo so. Ma com’è che siamo finite a parlare di tette?»
«Mi fanno male, e anche la testa mi fa male. Sono stanca.»
«Sapessi io. Ora apri.»
Mi viene da piangere. Le mutande lanciate contro la porta non fanno rumore. Non l’ho spaventata.
«No. Visto che la mia infanzia è stata una merda, aspetterò la sua fine seduta sulla tazza, ecco.»
Oddio… che…? Ecco la morte. Non ce la faccio più. Piango.
«Vado a prenderti quel tubetto che fa i palloni, Amanda. Ma quando torno mi fai entrare.»
«Eccomi. L’ho portato.»
«Non lo voglio più, tanto stasera muoio. Il veleno mi sta sfasciando da dentro.»
«Mi sono rotta io, adesso. Apri!»
«No! È tardi. Creperò dissanguata. Lasciami perdere!»
Un altro rumore. Ha sbattuto la testa di nuovo? Perché non la sento più?
«Tranquilla. Ti sarà più facile sopportare il tuo veleno che i nostri parenti. Fammi entrare, ti aiuto.»
Mi sa che è meglio fidarmi.
Sììììì! Ha il pacchetto regalo per me! Ma pure un’altra cosa. Che è, un cerottone?
«Mettiti lì.»
Che vuole farmi? Ci ho ripensato. Meglio morta che arresa.
«Amanda, calmati. Succede anche a me. Anche a mamma.»
Coooosa?
«Anche a mamma?»
«Sì.»
«Che schifo.»
Eccoli tutti insieme a giocare. Incravattato preme il tubetto di pasta, ne mette un po’ sulla cannuccia e gonfia un pallone verde che va in faccia a Marshmallow. Lei lo appiccica agli altri Magyc Ball, gialli, che aveva fatto prima e fa la forma di un cane. Uno blu va a finire sul libro di una bionda secchiona che ride, smette di studiare e gioca. Altri bambini saltano e lanciano palloni con loro.
La pubblicità finisce. Lo schermo si fa a strisce bianche, poi compaio io al compleanno di un anno. Posso togliere la cassetta.
«Abbiamo ancora un videoregistratore?»
«Quindi non lo posso chiamare il Telefono Azzurro?»
Sbuffa. Come si permette?
«Se quelli del Telefono Azzurro riescono a capire qualcosa di quello che hai raccontato a me, li invito tutti al cenone di Capodanno. La smetti di fare la melodrammatica? I battibecchi tra mamma e gli altri fanno parte di un copione che ripetono ogni vigilia: una tradizione ormai. Eri tu che stavi altrove.»
«Bugiarda! Bugiardafalsamenzogner…»
Ecco, vattene. Mi sono lagnata apposta. Così mi tolgo pure ‘sta cotoletta di cotone che mi hai fatto mettere nelle mutande.
«Resta qua a giocare. Dirò che dormi.»
Finalmente. Scarto, premo il tubetto, metto la pasta sulla cannuccia. Che puzza. Rossa. Gonfio il pallone. Un altro. Rosso? Ma non è di tutti i colori? Che palle. Vabbè. Un altro. Ho fatto la testa di Topolino. Un altro. Un altro. Basta, mi fa male la gola. E la pancia. La stanza è piena di palloni rossi.
E ora?
Dov’è la festa?
Forse il mio Magyc Ball è rotto.
Rispondi