Essi Vivono ST02, ep16
di Stefano Bonomi
Hai una sorpresa che neanche te lo immagini,
non te ne scordare…
Perché piango?
Nulla importa.
Perché piango?
Perché ti amo.
Dietro ai monti,
dietro alle ombre,
dietro di me,
riposa il mio segreto,
da cui sei fuggita.
È cupa l’esistenza,
misera come la polvere
e tanto misera quanto l’uomo.
Perché ridi?
Io, travestendomi,
rido per te
e ridendo
capisco che tu hai fatto lo stesso per me.
Nulla importa…
ma perché ridi?
Dietro al mare
e alla luce
si cela il segreto
più profondo e più sincero
di questa triste storia,
potente come il fuoco
e misera quanto l’uomo.
E perché scappi?
Hai visto in me il lago della tua adolescenza?
Dove risanasti le tue ferite
già troppo grandi
per un essere umano
ed un’anima sola?
Cosa hai visto
nei miei occhi
quasi bianchi
e oramai stanchi?
Hai notato più la luce
o più il demonio?
Non rammentavi ancora
che diavolo, luce
e demonio sono la stessa cosa?
La regola della vita,
della morale
e dell’amore
ci diceva ordinandoci con una falce:
“non devi mai più scappare.”
Dietro a questo mondo intiero,
dietro a questa realtà immaginata
(perché è mondo solo se guardato,
perché è mondo solo se separato)
sale il lievito di qualcosa che è già stato
e che dovrà riaccadere eternamente.
Perciò cantai per te
ma tu non mi sentisti.
Pensai per te
ma tu non mi pensasti.
Morii per te
ma tu non per me,
giacché eri già morta.
Mentre cantavo per te,
tu eri già morta
e ridevi e piangevi.
Già morta,
me lo ricordo bene:
dormendo sognavi i sogni di chi non sogna…
cadavere e fuoco,
occhi neri e chiusi…
decisione inviolabile
di vivere la morte nella vita.
Un po’ stanco lo ero anch’io.
Ero già stanco.
Volevo anch’io essere come te,
già morto,
cadavere e fuoco,
avere gli occhi chiusi e neri.
Aver superato,
con un balzo prodigioso,
i deliri della vita e
del senso della morale.
E con un balzo,
già morto, ritirato da tutto,
ritirarmi dal calvario
della piantagione, della semina
e del raccolto.
Ma poi pensai in un istante
a quello che mi avevi detto…
ripensai alla circolarità del tempo
e capii che ti avrei rivista nel passato…
e pensai che tu me lo avevi detto
o accennato in un sussurro…
pensai che mi avevi detto
che ci saremmo rivisti nel passato.
E questo
fu il culmine
del mio sentimento,
che correva parallelo
alla storia del pensiero occidentale.
Non dovevi scappare,
dicevo a me stesso…
non dovevi scappare sussurrando:
“ci rivedremo nel passato…”
questo era troppo poetico per me,
questo è il tuo impensato,
la tua morte dolce e circolare,
la tua profezia
ed il tuo timbro
ed il tuo fuoco.
Una passione delirante
mi riaccompagna verso casa…
ho sempre avuto paura del tempo
e lo confido ai miei amici…
hai una sorpresa che neanche te lo immagini,
non te ne scordare…
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