di Enrica Fei
La deflagrazione ha rovesciato i cassetti segreti di Angelica.
Anche i più piccoli hanno visto
le sue pietre preziose.
Si sono sparse al piano di sotto, tutte
minuscole e colorate.
Dal piano di sotto al giardino, dal giardino fin dentro al bosco
– e anche nella serra –
ha detto uno dei Blu.
Le pietre hanno un buchino dentro e non brillano di notte.
Non sono magiche, Angelica ha mentito.
I piccoli Blu ora sanno
che non diventeranno Bianchi.
Biancaneve si è ammalata anche se è piccola, sai?
Si ammalano solo i grandi, diceva la mamma.
Ricordi?
Diventano rossi e muoiono. Succederà anche a noi.
Biancaneve però, no.
Angelica l’ha messa ad asciugare distesa, sul prato, accanto alla piscina
Dice che è colpa degli uccelli, che hanno infettato l’acqua.
Piume, becchi, terriccio.
Ossa di rapaci.
Il giardino si è riempito di piccole fosse,
gli uccellini dentro.
Gli tirano il collo e li sotterrano,
lo fanno male.
La terra sotto il sole, nel prato, si muove piano sopra gli uccellini.
Uno, due. Tre e quattro.
Prima veloce, poi più lento.
Come tamburi.
È il battito.
Sangue infetto, fango. Nel becco.
Poi muoiono.
La chiamano la “deflagrazione”, perché Angelica lo ha urlato di notte intorno al Fuoco.
La testa di cervo e il corpo Bianco.
Bianco e colorato; è vernice.
Sotto è rossa, lo so.
Morirà. Ma non lo dice.
*
La “deflagrazione”. È cascato il piano. Tutto il piano.
Lo sapevo.
Eri sotto al lampadario, quello di vetro, con le braccia e i sonagli.
Piccolo e Blu, e senza vermi.
La mamma lo diceva, ricordi?
I corpi morti fanno i vermi, dopo un po’.
Il tuo no. Ti ho trovato subito.
Per tanto tempo dopo, la notte, abbiamo soffiato le candeline, sul lampadario.
Come si faceva prima, per i compleanni.
Angelica non voleva, e non lo facciamo più.
Ieri notte, io sì.
Si vedeva poco, ed era come prima,
nel letto.
Io e te, con la mamma.
La luce bassa del comodino.
Prima prima, quando non si diventava rossi e anche lei, non era malata.
Ho soffiato le candeline, e ho pensato che cresco e divento grande,
ma non divento rossa; non muoio.
Non ubbidisco ad Angelica, non aspetto di morire.
Con te, sempre. Certo.
Ho soffiato un desiderio; il più importante.
Se li prendi con la pala, i vermi non si spezzano.
Continuano a strisciare, non gli importa di morire.
Qualche millimetro, un po’ più avanti. Poi muoiono.
Ho soffiato un desiderio; il più importante.
Era un desiderio, che era una domanda.
Si è formato un cerchio bianco, di fumo.
Si è formato ed è scomparso.
Era una risposta.
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