di Daniele Pasquini
Avevo preso un giorno di ferie per prolungare lo svacco di Santo Stefano, ma la mattina alle nove ero in coda al Punto Enel ad aprire la pratica per una nuova fornitura energetica. Uscito da lì, con Ilaria siamo andati alla Coop a fare la spesa. Ho osservato molto i panettoni in offerta dopo Natale: ma avevo già la dispensa piena e lei deve mangiare senza glutine. Tornati a casa Ilaria ha preparato il riso alla cantonese mentre io mandavo mail per provare a chiudere i lavori di ristrutturazione. È difficilissimo costruire una casa, più complicato di costruire una bella storia d’amore.
Comunque eravamo a un buon punto, l’appartamento ora aveva tutti i muri giusti e i pavimenti e gli impianti, mancava il resto.
Così dopo pranzo siamo andati a Leroy Merlin a vedere le porte, e ci siamo confrontati su varie tipologie di surrogati del legno. Abbiamo un po’ discusso per via dei famosi rapporti qualità-prezzo, che sono rapporti soggettivi, io per esempio posso comprare un paio di scarpe a venti euro fregandomene altamente del fatto che dureranno un mese: ma una porta di cartone non la posso concepire. Ci siamo appuntati dei modelli e dei prezzi sul telefono e siamo andati all’Ikea, dove avevamo l’appuntamento per fare la cucina. L’abbiamo fatta come l’avevamo sempre sognata, cioè Ilaria l’aveva sempre sognata in quel modo, io non avevo mai sognato cucine e perciò alla fine ho preferito sognarla come lei. Dopo, visto che eravamo nella zona dell’Osmannoro, siamo andati anche a Bricoman a vedere altre porte: secondo me erano più belle delle prime, in particolare c’era un modello che mi piaceva veramente da impazzire. Mi sono sorpreso molto a scoprire l’effetto che una bella porta può fare su di me. Abbiamo appuntato altri prezzi e modelli, poi si è fatta l’ora di cena.
Abbiamo vagato un po’ tra le periferie e ho cercato di dare forma a una riflessione sulle aree industriali tra Firenze e Prato, alla zona dei Gigli, il Macrolotto, l’Osmannoro. Non ce l’ho fatta, ma quando siamo scesi abbiamo mangiato e brindato alla giornata difficile che avevamo avuto, perché sappiamo bene che queste sono le sfide che mettono alla prova l’amore.
Prima di andare a letto siamo andati al cinema: a Ilaria piace tantissimo ma non ci va tanto quanto vorrebbe, io invece non seguo molto queste cose. Non ricordavo che il cinema il mercoledì costasse meno, per esempio. E nemmeno che i popcorn fossero così cari. E soprattutto non sapevo ci fosse mezz’ora di pubblicità. Ilaria invece sa i nomi di tutti gli attori più in voga, aveva studiato tutte le programmazioni e mi ha raccontato tutti i trailer. Alla fine eravamo seduti nella sala dove davano il film su Barnum, quello del circo. Purtroppo non sapevo che il film scelto da Ilaria fosse un musical. L’ho capito dopo pochi secondi dall’inizio: lei mi ha guardato con aria dispiaciuta e io ho fatto tutto il possibile per farle capire che la cosa mi irritava molto: ma poiché stavamo vivendo una giornata felice ero disposto a passare sopra alla vicenda.
Nel film attraverso le canzoni sono state affrontate parecchie questioni cruciali: la lotta di classe, l’ascesa sociale, l’emarginazione del diverso, la morale, l’amore, i pericoli della ribalta mediatica, l’onestà intellettuale, il valore dell’arte e quello dell’intrattenimento, i fallimenti economici e gli azzardi finanziari, l’eroismo, l’importanza dell’amicizia e dell’affetto.
A Ilaria è piaciuto molto, a me non saprei: quello che so è che per una sera sono andato a letto leggero, nessun demone sul comodino, anche se le porte non le abbiamo scelte, anche se non potremo permetterci il modello che amo, anche se siamo indietro sulle tabelle di marcia, anche se non sono un grande uomo di spettacolo o un genio o un imprenditore. Sono andato a letto col lieto fine, per una volta mi sono accontentato di essere felice e basta.
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