Era senza dubbio la cosa giusta da fare, dunque ci siamo recati dal tizio del negozio di ricambi per elettrodomestici e gli abbiamo comunicato che a polverizzare la sua vetrina era stata una lattina di succo all’ananas, previamente svuotata e riempita di un misto di carburante e olio per friggere, realizzata grazie a un tutorial online e in seguito avvolta in un calzino di spugna, che sembrerà strano ma è stata la parte più impegnativa, perché eravamo già in strada con tutto pronto ma nessuno si era ricordato della miccia; allora abbiamo cercato nei cassonetti, però era una roba che faceva schifo sul serio; quindi siamo passati alla seconda opzione, che era trovare qualcuno e strappargli i vestiti, ma se poi fossero risultati buoni – i vestiti, dico – se fossero risultati buoni sarebbe stato un peccato; così alla fine abbiamo chiamato mio fratello piccolo al telefono per invitarlo a farsi un giretto con noi, e lui era super felice perché succede non spessissimo o anzi, non succede mai, e di conseguenza è stato uno strazio quando lo abbiamo costretto a togliersi le scarpe e a darci quel benedetto calzino mentre lui piangeva e si spalmava moccio ovunque, ed era talmente triste che non riusciva a protestare o tornarsene a casa ed è rimasto sul marciapiede a mugolare finché l’onda d’urto non lo ha scalzato via.
Non è stato facile spiegarglielo, nel senso al tizio del negozio eccetera, perché quello non ne voleva sapere di star fermo e continuava a fare avanti e indietro coi sacchi dell’immondizia pieni di roba elettronica carbonizzata e intimarci di andare fuori dalle palle in modo non proprio carino, dato che non è che avessimo proprio niente da fare eppure eccoci lì, più che disposti a impiegare tutto il tempo necessario per prenderci le nostre responsabilità, consapevoli di come questa esperienza, sebbene niente affatto piacevole, sarebbe confluita nei rispettivi percorsi di crescita contribuendo a renderci persone adulte; ed è questo il motivo per cui, nonostante tutto, lo abbiamo invitato con molta gentilezza a lasciar perdere le manovre di bonifica, tra l’atro con buona probabilità inutili vista la sorprendente entità dell’incendio, e accomodarsi sui resti di un espositore per assistere al video in cui faccio quella cosa di tirare in alto il ginocchio e poi lanciarmi avanti per sparare la bomba lontanissimo, e infatti lei parte dritta che quasi non si vede e tutti ridono così forte da coprire il suono dei vetri e quando partono le fiamme uno non se lo aspetta e fa paura davvero.
A quel punto pensavamo che avrebbe dato di matto, o che ci avrebbe denunciati e roba del genere – tra l’altro reazioni al cento per cento comprensibili – ed eravamo pronti ad affrontare le presumibili conseguenze legali con tutta la sobrietà del caso; ma lui invece ha iniziato ad accartocciarsi e ad evitare il contatto visivo, rendendo se possibile ancora più complesso condividere i nostri sentimenti su quanto tutto fosse stato ingiusto, sia in linea generale che nell’ambito del nostro contesto anagrafico; e su come a posteriori fossimo dispiaciuti sul serio per i problemi di varia natura, ma principalmente economici, a cui sarebbe andato incontro e che di certo avevano a che vedere con l’improvviso diradarsi della sua capigliatura, chiarendo come, sebbene non avessimo modo di contribuire in maniera concreta alla causa, non fossimo affatto indifferenti alle prospettive tutt’altro che rosee per l’avvenire scolastico e abitativo dei ragazzini pelosi riprodotti, insieme a una signora con le ciabatte e una specie di tunica, sul calendario personalizzato ancora appeso alla parete, magicamente illeso.
Poi, dato che la conversazione non decollava e lui continuava ad aprire e chiudere la bocca fissando un oggetto invisibile a circa un metro e mezzo di distanza, abbiamo convenuto di lasciargli po’ di spazio per familiarizzare con la faccenda. Il tizio ha ritenuto di porci un’unica domanda, in effetti del tutto lecita, e cioè come ci fosse venuto in mente di fare una cosa del genere; a cui abbiamo risposto che non c’era un motivo vero, ci andava e basta e alla fine nessuno si era fatto male a parte mio fratello piccolo, ma neanche troppo. Lui ha fatto sì con la testa e ciao con la mano senza smettere di osservare l’oggetto invisibile. Poi siamo usciti in strada e il sole ha illuminato la versione migliore di noi.
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