Subbburra è come una grande puntata pilota. Questo nella realizzazione – nessun personaggio viene approfondito e ognuno viene messo di fronte a sfide ancora più grandi e a potenziali sviluppi – come nelle intenzioni – nel 2017 Subbburra sarà la prima serie tv prodotta da Netflix in Italia.
Molto bene.
Se quindi è stato ufficialmente apppurato che il cinema è entrato prepotentemente nella tv e nelle sue serie, ecco che la tv e le sue serie si sentono in diritto di muoversi nel senso opposto. Se però il transito nel senso cinema→tv è stato ed è salutare perché regala ricche produzioni, dunque soldi e mezzi, ad uno sviluppo narrativo degno di un romanzo, dove i personaggi crescono, capiscono le cose, maturano, cambiano idea e soprattutto hanno il tempo per farlo, il transito nel senso opposto tv→cinema rende semplicemente inconcludenti le trame. Questo è un bellissimo vizio della tv ma pessimo per il cinema. Così posso capire e accettare Subbburra soltanto pensandolo come una puntata pilota e non come un film vero e proprio, sviluppato e concluso.
Come pilota è buono, seppure ricco di luoghi comuni e di personaggi già visti. Le scene di violenza sono ottime, come nelle serie – dello stesso regista – Gommmorra o Romanzo Criminale, ma ne manca una davvero memorabile e da voltare la testa (per esempio: lo si è paragonato a certi film di Scorsese ma scene tipo la morte di Joe Pesci in Casinò non ci sono). Manca anche una vera scena spettacolare, eccessiva e di genere (un’esplosione, un inseguimento forsennato o una sparatoria massiccia; quella al centro commerciale non vale). Voglio dire: o si calca la mano nel genere o si calca la mano nel realismo, e qua non pare esser stata scelta una parte – né polizziottesco (tipo Roma a mano armata) né realistico (si notino le vistose falle nella trama).
Favino sembra una rana pescatrice con quei suoi occhi gonfi di rancore e la bocca sporgente, pronta a sputar sentenze e a chiedere più corruzione, di più, ti prego sì ancora. (Tra l’altro, dopo il racconto che aveva fatto da Fazio sulle scene di nudo e l’escamotage di mettere il proprio pene in un analogo pene ma di plastica, onde evitare ulteriori imbarazzi da troppa realtà (e tenendo a specificare che “Favino” non è un nome d’arte), non riuscivo a vedere lucidamente le prime scene né a togliermi dalla testa i truccatori che glielo disponevamo prima e levavano dopo).
Ammmendola fa il suo ma non è troppo credibile come supermegaboss – troppi trascorsi da cazzaro.
Germano invece, quando torna a interpretare personaggi ambigui\codardi\deboli, ridiventa automaticamente Er pasticca, il personaggio che interpretava in Un medico in famiglia (tv pura) e che l’ha lanciato parecchi anni fa.
In parole povere si poteva vedere tranquillamente in streaming, sul computer, in attesa della prossima puntata.
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