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In fuga dalla bocciofila

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Solo sei film in aereo (andata/ritorno)

19 Giugno 2018 di ferruccio mazzanti

Ci sono periodi della propria vita, e chiunque abbia avuto una vita senza dubbio vi sarà passato attraverso, in cui il tempo è contratto in impercettibili frammenti scollegati tra loro che, ripensandoci poi, non hanno neppure una logicità spaziale. Andando ancora più per astrazioni, esistono ore, giorni, settimane o anni che sono come una puttana in un mondo senza marciapiedi.


Ma se è vero che tutti gli stati emotivi negativi vengono mascherati dietro a colate di mal di testa mattutino, è altrettanto vero che nel puzzle della nostra memoria emergono alcune tessere colorate che rilucono sul grigio tavolo dell’oblio. Una di queste è stata la possibilità di andare negli States a trovate i miei amici universitari, che mi hanno regalato il biglietto aereo. Per abbattere i costi hanno comprato uno di quei tipici voli caratterizzati da 5 o 6 scali in giro per il mondo, un po’ a est, un po’ a sud, un po’ a nord, ma quasi mai ad ovest anche se le Americhe sono ad ovest e chiaramente in quelle 36 ore di viaggio non riuscivo a prendere sonno.
Ccosì mi sono guardarto qualche film, che di leggere, chi sa perché, non ne avevo voglia. Mi sono ritrovato ipnotizzato su un piccolo schermo di fronte ad una lunga, indefinibile lista e dopo non troppo tempo ho scelto quella pellicola che rappresentava (a mio insindacabile giudizio) il miglior compromesso tra intrattenimento e guardabilità.

ANDATA:
1) Black Panther: ero seduto in mezzo a un tedesco e a un danese. Il tedesco conosceva tre parole in croce di italiano perché aveva viaggiato nel Belpaese qualche anno fa. Sembrava simpatico e sorridente. Il danese, invece, sembrava morto, anche se aveva gli occhi aperti e respirava e mi stava abbastanza sul culo.
Il film una cacata pazzesca.

2) Hostiles: Il film una cacata pazzesca, anche se la fotografia bella. Il tedesco stava cominciando a starmi sulle palle, con tutti quei sorrisi troppo felici e quel suo modo bislacco di imitare la gestualità italiana. Il danese alla mia destra, invece, sembrava ancora morto nonostante gli occhi aperti e il respito.

3) Balde runner 2046 (seconda visione): il film bello. Ormai non guardavo neanche più il tedesco al finestrino, ma mi rivolgevo al danese tramite grugniti. Una volta finito il film abbiamo guardato per circa un’ora le telecamere che riprendevano le nuvole, finché, una volta atterrati, abbiamo concluso con poche, secche, laconiche parole, che la telecamera posta sotto il velivolo dava una riproduzione dell’asfalto molto simile al più sperimentale degli espressionisti astratti contemporanei. Scendendo dall’aereo non ho salutato il tedesco e mi sono scambiato il numero di telefono col danese.
Poi altri tre aerei senza film.

RITORNO:
1) Dunkirk (non lo avevo ancora visto): bello, non un capolavoro, ma bello, soprattutto Tom Hardy. Ero accanto ad una americana non male, ma neanche stupenda, che però non si è voltata neanche una volta per guardarmi, non dico con desiderio, ma solo con la normale curiosità di scoprire chi hai accanto. Mi sono sentito un po’ offesso e allora ho cercato dei diversivi per attaccare bottone. Tutto inutile. Quando ci è stata servita la cena lei ha declinato con la tipica spocchia americana. Io mi sono versato sui pantaloni il sugo ai funghi della carne e ho cercato di farla ridere, ma lei ha lievemente alzato un angolo della bocca a suggerire un fastidio incomprensibile e crescente. Tutto questo ha aumentato i miei desideri erotici di sesso ad alta quota.

2) Lady Bird: divertente e commovente, una commedia teen alla Sundance Film Festival style. L’americana aveva un cuscino per non farsi venire il torcicollo, mentre io no. Con le palpebre lievemente socchiuse stava guardando una commedia trash belga. Un bambino di tre anni si è messo a piangere in modo continuativo distruggendo ogni vana speranza di addormetarsi. I paseggeri di metà aereo hanno cominciato ad incupirsi. La stanchezza è diventata nervosismo e alcune persone hanno cominciato ad aprire gli sportelli dei gavoni per prendere cose dalle loro valige. In realtà questo ha innescato, data la stanchezza, una certa goffaggine, determinando la caduta dai gavoni di oggetti vari sulle teste di altri passeggeri, con una media di questi piccoli incidenti di uno ogni dieci minuti. Sono caduti in ordine sparso: una stampella, una macchina fotografica, un libro d’arte, una borsa e  un violino, tutti in testa a passeggeri non proprietari delle suddette cose. C’è stato letteralmente un momento di comicità pura dove la gente gridava incazzata contro altra gente che cercava di scusarsi. Io e un tipo ci siamo guardati negli occhi per tutto il tempo e senza neanche dirci una parola siamo scoppiati a ridere. Mi faceva male la pancia. L’americana mi odiava sempre di più.

3) Alien covenant (seconda visione): carino, ma solo se l’americana che hai accanto non russasse. Il bambino davanti a me continuava a piangere. Ero stanco e le fantasie sessuali mischiate alla tensione che Alien mi generava provocavano un movimento costante dei miei occhi in direzione della hostess belga che mi sorrideva tra uno sbadiglio e l’altro e allungava la testa per dire: che vuoi? Vorrei dormire, vorrei scopare, vorrei volare, vorrei dimenticare. Le ho chiesto un bicchiere di gin, mi ho portato una bottiglia d’acqua.
Poi altri due voli senza film.

In conclusione: non tutto è memorabile, ma a volte anche le cose quiete e normali hanno il loro valore, per cui…

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Postato in: Festival Tag: Alien Covenant, Black Panther, Blade runner 2049, Dunkirk, Hostiles, Lady Bird Fai un commento

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