A volte nella vigna
ho pensato a certi scrittori che conosco
gente che nelle loro vite
avranno lavorato
sette minuti in totale.
Alcuni stanno a Roma,
penso che le loro madri siano morte
i figli seduti un tavolino
scrivono dei post intelligentissimi.
Altri stanno a Milano
hanno dei cognomi ottimisti
scrivono un mezzo paragrafo
poi lo cancellano sempre.
Altri qui a Firenze
spengono una sigaretta
in una tazzina da caffè,
poi ci sputano sopra
forse per evitare l’incendio.
Mi dico, mentre guardo quanto è lungo il filare
o penso a quanto manca per andare a pranzo,
che il mio è un pensiero sciocco,
risentimento, direbbe Federico,
che non dovrei pensare agli scrittori
che hanno lavorato sette minuti in totale,
ma dovrei concentrarmi sui lombrichi
o sui ragni che si nascondono dietro un ramo
oppure su una foglia che sembra una faccia.
In vigna
ho pensato a certi scrittori di Venezia,
amici miei, di Padova, o di Bologna
e mi sono detto: non farlo
lascia perdere
pensa invece a quel paragrafo tutto da riscrivere
pensa a come cambiarlo
se cambiarlo
a come cambiare tu,
ma so già che dopo sarò stanco
che me ne dimenticherò
per la fine del filare.
Non sono meglio
né peggio di loro
perché sono pur sempre
uno scrittore anche io.
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